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Politica

Salta l'alleanza nel centrodestra. Scontro frontale tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sul nome per la presidenza del Senato

ANSA
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È saltato tutto. In tarda sera Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli, stremato e furioso. Circondato da tutto lo stato maggiore di Forza Italia pronuncia parole di fuoco verso Salvini: "Il centrodestra è morto. Morto. Si facciano il governo tra loro. Noi saremo all'opposizione". La mossa del leader leghista su Anna Maria Bernini è stata letta come un affronto totale: "È una dichiarazione di guerra, e guerra sia". Col passare delle ore è un crescendo da ambo le parti. A insaputa dell'interessata, fedelissima di Berlusconi, il leader della Lega dichiara che è la candidata di tutto il centrodestra. Poi, dopo la reazione di Berlusconi, arriva il sostegno dei Cinque Stelle. I singoli senatori, poi Di Maio, poi Di Battista. Tutti si dichiarano pronti a votare la Bernini.

Si materializza attorno al nome dell'ex ministro berlusconiano una maggioranza che, sulla carta, può eleggerla alla terza votazione. Senza neanche i voti di Forza Italia. Anzi "contro" il candidato ufficiale di Forza Italia Paolo Romani. È una mossa vissuta come un affronto. Si precipita a palazzo Grazioli per un immediato gabinetto di guerra tutto lo stato maggiore del partito. Arriva anche Umberto Bossi. Anna Maria Bernini, che non era stata neanche avvisata da Salvini, ha un faccia a faccia con Berlusconi: "Presidente, come sempre la decisione è nelle tue mani". Poi arriva la dichiarazione pubblica: "È del tutto evidente che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito".

La questione è politica per Berlusconi, non numerica. La scelta non può essere "subita", dopo un comunicato ufficiale in cui Forza Italia aveva annunciato che il suo candidato era Paolo Romani. Il patto siglato due giorni fa che prevedeva l'indicazione di Salvini come premier va in frantumi perché la mossa viene letta come l'anticipo di una manovra che porta dritti al governo Cinque Stelle-Lega.

La "prova" di questo, per Berlusconi, arriva nel tardo pomeriggio quando viene recapitata al leader leghista una proposta, attraverso gli ambasciatori: "Azzeriamo tutto e scegliamo un nome terzo, ma a una condizione: che Salvini dichiari l'indisponibilità a sostenere un Cinque Stelle alla Camera". La proposta viene rifiutata con una dichiarazione pubblica: "Vista la disponibilità dei Cinque a sostenere un candidato del centrodestra alla presidenza del Senato, noi ne appoggeremo uno dei Cinque Stelle alla presidenza Camera".

Parole che chiudono ogni interlocuzione, almeno per ora. Il candidato di Forza Italia al Senato resta Paolo Romani, altro segnale di un conflitto totale, in una coalizione che non c'è più. E così la terza votazione prevista per domani mattina è al buio. A mezzanotte anche al quartier generale arrivano notizie confuse di quel che accade nel centrodestra. Oltre alla disponibilità da parte di Salvini a votare il candidato dei Cinque Stelle alla Camera non c'è nulla.

E non è chiaro quale sia il candidato della Lega al Senato, perché in verità Salvini non ha ancora deciso se rompere fino in fondo il centrodestra o meno. Perché non c'è un piano che porta al governo con i Cinque Stelle, dove farebbe lo junior partner di Di Maio. Circolano diversi nomi, come possibili candidati della Lega da sottoporre ai Cinque Stelle. A partire da quello di Giulia Bongiorno, ma c'è anche Lucia Borgonzoni, il cui curriculum è però assai modesto. A poche ore dall'inizio della terza chiama, il centrodestra come entità politica non c'è più.

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