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Cronaca

"In mio figlio è scattata la vergogna. Credevo non avrebbe retto, ma forse era che non reggevo io"

Getty Images/iStockphoto
Getty Images/iStockphoto 

Pulire le scale, ramazzare il cortile, girare con gli spazzoloni nell'atrio della scuola come punizione per "aver superato il limite" a 14 anni per aver diffuso via chat un video intimo che una ragazzina aveva mandato al fidanzato serve per capire. Lo spiega al Corriere la mamma di un ragazzo che frequenta un liceo milanese per il quale è in corso anche un procedimento penale.

Le cosiddette punizioni sono state date dalla scuola, con la sospensione per dieci giorni e, appunto, la condanna ai lavori socialmente utili.

"In mio figlio è scattata la vergogna - racconta la madre al Corriere della sera - che non è per niente facile da provocare nei ragazzi di oggi. Credevo che lui non avrebbe retto. La verità, forse, era che non reggevo io".

Spesso non si capisce la gravità delle cose che si compiono a 14 anni. Ma anche gli adulti sottovalutano. "Né i ragazzi né noi credevamo - prosegue la mamma- che detenere e far circolare immagini intime di minori fosse un reato. Foto e video sono invece materiale pedopornografico".

Il racconto si conclude con una considerazione importante per tutti.

"Gli adolescenti sottovalutano la sofferenza che può provocare la diffusione di immagini delicatissime. Non distinguono tra sfera privata e sfera pubblica. Servono programmi educativi ora che web e telefonini fanno parte della quotidianità".

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