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"Facemmo la stessa cosa del Circeo"

Ansa
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"Facemmo la stessa cosa del Circeo". Questo disse Angelo Izzo ai magistrati romani quando venne interrogato nel settembre del 2016 nel carcere di Velletri dove sta scontando due ergastoli per omicidio. In base a quanto si apprende, Izzo, nel corso del colloquio, fece un riferimento vago alla vicenda di Rossella Corazzin, scomparsa il 27 agosto del 1975. Non avrebbe pronunciato il suo nome limitandosi a raccontare di una ragazza friulana sequestrata nel Cadore, portata poi in un luogo sul Lago Trasimeno, stuprata e uccisa circa un mese prima dei tragici fatti del Circeo

Le carte con le dichiarazioni rese da Angelo Izzo nell'autunno 2016 ai pm di Roma sono giunte alla Procura di Belluno la settimana scorsa. Il pm Paolo Luca, dopo averle visionate, le ha girate l'altro ieri per competenza alla Procura di Perugia, perché lì, in una villa sul Lago Trasimeno, sarebbe stato commesso il delitto. Sul perché siano giunte in Veneto e non direttamente nel capoluogo umbro, l'ipotesi è che si sia trattato di una semplice svista, dovuta al fatto che le sommarie affermazioni di Izzo si riferivano a una vicenda del 1975 avvenuta in Cadore.

Rossella Corazzin, all'epoca 17enne, sarebbe stata tenuta prigioniera due-tre settimane nella villa sul Lago Trasimeno dove fu violentata e poi uccisa, dopo il sequestro avvenuto nel 1975 nei boschi del Cadore. E' uno degli elementi - si apprende da fonti bene informate - che compaiono nelle carte già trasmesse nel 2016 dalla Procura di Belluno a quella di Perugia, e qui archiviate.

La circostanza che il gruppo criminale di cui faceva parte Izzo fosse presente in quegli anni in Cadore - il 'mostro del Circeo' ha detto che si trovavano in vacanza - ha un ulteriore riscontro nel fatto che la famiglia di Gianni Guido aveva una villa a Cortina d'Ampezzo, poco lontano da Tai di Cadore.

C'è poi un riscontro che unisce la testimonianza di una donna, che vide Rossella Corazzin a bordo di una jeep il 21 agosto 1975, giorno della scomparsa, e le dichiarazioni fatte da Angelo Izzo in due occasioni all'ex Procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone: la ragazza fu rapita su una Land Rover. È questa una delle "coincidenze" emerse dalle indagini sull'omicidio della 17enne che la Procura di Belluno trasmise a Perugia e che poi furono archiviate circa due anni fa.

Pavone interrogò Angelo Izzo, facendo portare l'ergastolano a Belluno, in due occasioni: nell'agosto 2016 e nel dicembre dello stesso anno. In mezzo, nell'autunno del 2016, Izzo fu ascoltato anche dai pm di Roma, Albamonte e Prestipino, raccontando tutta una serie di episodi di violenze a suo dire ascrivibili alla banda del Circeo. In un passaggio, breve, di quei verbali tornò a parlare anche della ragazza di 17 anni rapita nel '75 nei boschi del Cadore, e poi, disse, stuprata e uccisa da lui e dai suoi amici in una villa sul Lago Trasimeno. Alcuni elementi forniti da Izzo nei due interrogatori con Pavone, e successivamente in quello con i Pm di Piazzale Clodio, avrebbero riscontri e "coincidenze" con gli spunti investigativi allegati ai vecchi fascicoli sul caso Corazzin, aperti a Belluno (e archiviati) prima nel 1975 e poi nel 2003, dall'allora Pm Raffaele Massaro.

Letizia Lopez, sorella di Rosaria, vittima del massacro del Circeo nel settembre del '75, al quale sopravvisse Donatella Colasanti, ha dichiarato ai microfoni di Rainews24: "Credo alle parole di Angelo Izzo. Vorrei che dicesse chi c'era realmente con lui. Spero che faccia uscire tutta la verità. Izzo non è un pazzo, ma un lucido assassino. Lui e gli altri del branco, in questi anni, hanno goduto di coperture eccellenti".

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