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Esteri

La protesta anti Macron non si ferma in Francia

Gonzalo Fuentes / Reuters
Gonzalo Fuentes / Reuters 

"Se necessario, arriveremo alla rivoluzione!". Sylvain, impiegato 40enne, risponde con un pizzico di ironia quando gli viene chiesto fino a dove è pronta a spingersi la "marea popolare" che oggi ha manifestato in tutta la Francia per protestare contro il presidente Macron. Una mobilitazione organizzata da una sessantina di formazioni politiche, sindacali e associative per creare un fronte comune, ufficialmente senza alcuna leadership politica, con l'unico obiettivo di frenare l'azione riformatrice del governo.

Tuttavia, quella che sarebbe dovuta essere un'ondata di protesta si è rivelata più una risacca visti i numeri forniti a metà giornata. Secondo la prefettura, a Parigi i partecipanti sono stati 21mila, mentre l'osservatorio indipendente dei media ne ha contati 31.700. Cifre nettamente inferiori rispetto a quelle fornite dal sindacato della Cgt, che ha annunciato 81mila persone solamente nella capitale.

Sotto un insolito sole parigino, il corteo partito nel primo pomeriggio si è snodato lungo i boulevard della capitale fino all'emblematica piazza della Bastiglia, tra slogan, canti di ogni genere e manifesti ironici su Macron, spesso ritratto come un Re Sole o come uno yuppie in carriera. Come ormai da tradizione non sono mancati disordini, con alcuni danni riportati a vetrine lungo il percorso, 39 persone fermate dalla polizia e 7 agenti feriti.

A sfilare in strada ci sono tutti: studenti, ferrovieri, pensionati e dipendenti statali. Categorie nel mirino delle riforme del governo, che nelle scorse settimane sono già scese in piazza per far sentire la loro voce. Oggi, ancora una volta, il nemico comune è Macron. "Non ha fatto niente di buono, da quando è al potere ha distrutto tutte le conquiste fatte in questi ultimi 50 anni", dice Germain, ferroviere 38enne, mentre tiene sulle spalle la figlia di pochi anni che si muove divertita sulle note di Bella Ciao. "L'importante è che la gente si svegli e cominci a manifestare contro una politica che non fa niente per i poveri" continua mentre cerca di calmare la sua piccola, ormai scatenata. Anche Jacques, studente poco più che ventenne, punta i dito contro "le misure ultraliberali del governo". "L'opposizione all'esecutivo è la linea comune che accomuna le tante organizzazioni presenti oggi", afferma facendo riferimento alle diverse sigle presenti.

A differenza delle manifestazioni precedenti, quella di oggi si è caratterizzata per un'importante novità: per la prima volta dopo 20 anni, il sindacato della Cgt, uno dei più importanti in Francia, ha deciso di raccogliere l'invito di Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, e scendere in strada al fianco degli altri partiti politici di sinistra. Una scelta azzardata per il segretario della Cgt, Philippe Martinez, che accettando la mano tesagli dal "tribuno" della gauche radicale ha rotto una tradizione che ha sempre garantito alla sua organizzazione un'indipendenza dal mondo politico. Questa volta, Martinez ha fatto un scelta di calcolo dopo i deludenti risultati ottenuti nelle ultime manifestazioni, mantenendo comunque le distanze da quello che fino a poco tempo fa era considerato dai media come un rivale. Il segretario, presente nel corteo di Parigi, ha accuratamente evitato ogni contatto con Mélenchon, che ha scelto di manifestare nel suo feudo di Marsiglia. Questa situazione volge comunque a vantaggio del leader della sinistra radicale, che portando dalla sua parte la Cgt ha rafforzato la sua posizione a discapito de Partito socialista, oggi assente dai cortei.

Queste scelte strategiche, però, non sembrano interessare i manifestanti, che chiedono ai rispettivi leader una maggiore intesa. Mentre sventola la sua bandiera nell'attesa che il corteo parta, Isabelle spiega che "l'importante è essere uniti". "Non amo Mélenchon, ha un ego troppo grande", ci tiene a specificare in un italiano impeccabile questa traduttrice poco più che trentenne, secondo la quale bisogna correre il "rischio" di unire le forze per sbarrare la strada al "presidente dei ricchi". Un bisogno di coesione confermato anche da François, pensionato e iscritto al Partito comunista francese, che sottolinea il bisogno di formare un movimento omogeneo contro il governo. Lui, che al ballottaggio presidenziale dello scorso anno ha votato Macron per "sbarrare la strada all'estrema destra del Front National", considera "logico avere un'azione comune" con la France Insoumise per "lottare contro la politica del governo", anche se Mélenchon non si mostra "aperto al dialogo".

Intanto, il presidente francese continua diritto sulla strada delle riforme mostrando la solita fermezza. La marea popolare promessa da Mélenchon "non ci fermerà", ha assicurato ieri sera Macron in un'intervista andata in onda su Bfm Tv. Nonostante la scurezza mostrata, il capo dell'Eliseo ha comunque sentito il bisogno di commentare questa mobilitazione. Secondo alcuni osservatori si è trattato di una mossa preventiva per scoraggiare la protesta, visto che il capo di Stato ha sempre evitato commenti su fatti riguardanti la politica interna del suo paese.

Se i partiti e i sindacati non riusciranno a creare quella convergenza di lotte richiesta a gran voce dalla base, Macron potrà continuare tranquillamente il suo programma, con la certezza che la marea promessa dalla sinistra non si trasformerà mai in uno tsunami.

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