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Politica

Bruxelles, più che un vertice, un suq

Getty Images
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Benvenuti al suq-Bruxelles. Più che un vertice, una lotteria, in una sorta di tutti contro tutti che finirà per partorire un promemoria per il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, qualche dichiarazione d'intenti e possibili accordi bilaterali. L'Italia farà sentire la sua voce, manterrà i suoi punti fermi, evocherà il veto sul bilancio Ue e sulle sanzioni alla Russia, ma poi cercherà di portare a casa qualcosa. Un qualcosa sintetizzabile in due numeri: 500 milioni e 10mila. Cinquecento milioni di euro: quelli che i Paesi Ue dovrebbero sborsare per portare al preventivato 1,2 miliardi di euro l'Africa Fund: milioni che, nella strategia italiana, dovrebbero servire essenzialmente per "blindare" le frontiere esterne, realizzando Centri di identificazioni, pagati dalla Ue ma gestiti dalle agenzie Onu (Unhcr in primis) nei Paesi di origine e in alcuni di quelli di transito dei migranti, e rafforzando la Guardia costiera libica. Diecimila: l'organico di una futura Guardia costiera europea da dislocare nei punti più caldi della rotta mediterranea.

Su questi due punti, il premier italiano Giuseppe Conte avrebbe ottenuto il sostegno della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Per il resto, che poi sarebbe il core business del governo giallo-verde, niente da fare: la revisione del Regolamento di Dublino, in particolare per ciò che concerne il vincolo di accoglienza per il Paese di primo approdo, è rimandata a data da destinarsi, perché affrontarla oggi, dice ad HuffPost una fonte diplomatica a Bruxelles, "significherebbe registrare una frattura insanabile, visto l'atteggiamento di quelli di Visegrad...".

E lo stesso discorso, aggiunge la fonte, può essere fatto anche sui "movimenti secondari": dal vertice informale di domani potrebbero uscire dichiarazioni verbali, ma niente di scritto, di apertura alla discussione del tema, ma poi ognuno per la sua strada, o per meglio dire, per la sua rotta. E così, ecco che l'attenzione, dalle parti dei contraenti del "contratto di governo", Matteo Salvini e Luigi Di Maio, più che sul "suq" di Bruxelles, si concentrano sul viaggio del vice premier leghista in Libia, subito dopo il Consiglio europeo.

Quale sia la linea italiana HuffPost lo ha anticipato nei giorni scorsi: patto di ferro "anti Ong" con Tripoli, rafforzamento, anche in termini di dotazione, della Guardia costiera libica, finanziamento di altri centri di contenimento dei migranti nel Paese nordafricano. Una linea che viene confermata anche da vicende in corso. Nel caso in cui si verifichi un evento di distress, una richiesta di soccorso, nelle acque di Ricerca e soccorso della Libia, le autorità competenti sono quelle libiche e bisogna coordinarsi in primo luogo con loro: è quello che la Guardia costiera italiana scrive in un "messaggio circolare, di carattere tecnico-operativo" per tutte le navi che si trovano in zona libica nel momento in cui si verifica l'emergenza.

Eccone il testo: "A questo momento, ai sensi della convenzione Solas (Safety of life at sea) i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia, dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli e alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso".E ora l'Italia cita la convenzione firmata a inizio '900 da 162 Paesi dopo il disastro del Titanic: un modo allontanare il "peso" della Convenzione di Amburgo, che ha trasformato l'Italia nel fulcro del coordinamento del Search&Rescue nel Mediterraneo centrale, fuori dalla sua zona Sar e con l'obbligo di assegnazione di un porto. La Convenzione di Amburgo però obbliga qualsiasi autorità marittima ad intervenire nella gestione di un soccorso, dovunque esso sia. E di fatto la Guardia costiera italiana è sempre stata protagonista del coordinamento di buona parte delle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, fuori dalla sua zona Sar.

E in quanto coordinatrice del soccorso ha anche l'obbligo di provvedere al porto sicuro in cui far sbarcare i migranti. Ma, al di là del ruolo operativo della Guardia costiera, la linea del ministro dell'Interno resta ferma. "In questo momento le navi di due Ong (Open Arms, bandiera spagnola e Aquarius, bandiera di Gibilterra) sono nel Mediterraneo, in attesa di caricare immigrati – scrive su Facebook Salvini – Le navi di altre tre Ong (Astral, bandiera Gran Bretagna, Sea Watch e Seefuchs, bandiere olandesi) sono ferme in porti maltesi. Che strano..."Poi è tornato sulla Lifeline, definita nuovamente una "nave fuorilegge" e localizzata, secondo il titolare del Viminale, in "acque maltesi". "Tutto questo per dirvi che il ministro lo farò insieme a voi, condividendo tutte le informazioni che sarà possibile condividere, e per ribadire che queste navi si possono scordare di raggiungere l'Italia – conclude – Voglio stroncare gli affari di scafisti e mafiosi! Buon sabato Amici, vi voglio bene".

A Bruxelles, l'Italia chiederà il rilancio dei rapporti con Tripoli con la ripresa della collaborazione politica, economica e infrastrutturale verso i libici. A Tripoli, offrirà un aumento delle dotazioni navali per il pattugliamento della Guardia costiera civile e militare del governo guidato da Fayez al-Serraj. C'è l'ipotesi di consegna fino a dieci nuove motovedette, finanziate con fondi europei; altre tre unità navali sono già pronte nel porto tunisino di Biserta in attesa della formazione del personale libico. In fase avanzata il progetto per la sala operativa marittima di Tripoli. Saranno aggiornati gli accordi con le municipalità locali. Un altro dei punti all'ordine del giorno della missione del vice premier leghista nella capitale libica, è nel Fezzan, la regione meridionale al confine con il Niger da dove provengono i flussi più cospicui di migranti.

L'idea di un avamposto italiano a Ghat per sostenere i controlli alle frontiere è rimasta al palo per motivi di sicurezza, ma potrebbe tornare di attualità. Il Niger è uno dei Paesi di origine in cui realizzare uno o più hotspot europei. L'Italia rinsalda i suoi rapporti con le autorità libiche. A conferma è il colloquio telefonico tra il premier libico e il suo omologo italiano. Secondo quanto spiegato in un post su Facebook sulla pagina dell'ufficio stampa di Serraj, il dialogo ha riguardato «gli ultimi sviluppi della situazione politica in Libia, le relazioni bilaterali e i mezzi per sviluppare la cooperazione fra i due paesi amici», tra l'altro nella lotta all'emigrazione clandestina. "Il primo ministro italiano ha ribadito il sostegno del proprio Paese al governo di accordo nazionale e al percorso di intesa in Libia", aggiunge la nota di Tripoli. Dal canto suo il premier libico "ha sottolineato le relazioni privilegiate fra i due Paesi notando gli sforzi che l'Italia profonde affinché la Libia superi la crisi attuale". "Nella telefonata le due parti hanno esaminato una serie di dossier di interesse comune e il tema dell'immigrazione clandestina".

Conte e Serraj "si sono trovati d'accordo sull'importanza di trovare soluzioni globali al problema che tengano in considerazione le sue dimensioni di sicurezza, economiche e umanitarie", conclude la nota. Una parte di quei 500 milioni, rimarcano dalla Farnesina, servirebbero a finanziare il piano presentato da sindaci e rappresentanti delle più influenti e radicate tribù libiche nell'incontro dell'agosto scorso al Viminale, quando il titolare era Marco Minniti. Fu il Sole 24 Ore il 14 settembre dell'anno scorso a pubblicare l'elenco dei 12 progetti che i sindaci libici avevano presentato all'allora ministro dell'Interno, Marco Minniti, che lo girò all'Unione europea.

Le città coinvolte sono Sabratha, Zwara, Bani Walid, Janzur, Zawia, Khoms, Al Shueref, Kufra, Qartum, Sorman, Almaya e Misurata. Chiesero impianti di desalinizzazione, ospedali, costruzione di scuole e università, nuove strade e manutenzione di quelle esistenti e altro ancora. Implementare questo piano, sbloccando e orientando risorse finanziare dell'Africa Found europeo, è uno degli elementi-cardine della strategia italiana per la Libia, anche per il governo giallo-verde Quanto alle frenetiche ore che precedono il vertice di domenica, "L'Italia blocca la richiesta della Merkel sull'immigrazione»: è il titolo di un articolo del Financial Times firmato da Michael Peel e Alex Barker da Bruxelles e James Politi da Roma, dove nell'occhiello si spiega che "Roma si rifiuta di riprendere i rifugiati che sono sbarcati nei suoi porti facendo precipitare la speranza di un'intesa sui confini con l'Ue".

L'articolo riferisce del dibattito ad alta tensione che sta attraversando l'Europa - ed anche del dibattito interno in Germania - sulla crisi dei migranti in vista del mini vertice di domenica preparatorio per il Consiglio europeo di fine giugno, sottolineando che le possibilità di un accordo sostanziale in Europa "sembrano ridotte, soprattutto in considerazione della stridente opposizione di Matteo Salvini a molte delle iniziative che avrebbero aiutato Merkel a Berlino". Che il vertice a 16 di domani non approderà a scelte operative, è ormai un dato di fatto. Ma che la stessa cosa potrebbe accadere nel Consiglio europeo, a 28, di fine giugno, questa è una ipotesi che si fa sempre realistica. Soprattutto se ad ammettere la paralisi dell'Unione, in un summit definito "decisivo" è la stessa Merkel. "Sappiamo che non ci sarà alcuna soluzione a livello dei 28 Stati membri per un pacchetto di misure sulle questioni migratorie", anticipa la cancelliera tedesca da Beirut, dove è in visita ufficiale. "Una soluzione comune europea non può arrivare così in fretta", ha spiegato Ulrike Demmer, portavoce del governo tedesco.

Per tornare alla Merkel, dal Libano - Paese con 4,4milioni di abitanti, che ospita circa 1,5 milioni di profughi siriani -la cancelliera ha insistito sulla necessità di trovare "accordi bilaterali, trilaterali e multilaterali" invece di un mini-vertice separato dedicato a questo tema domenica. Merkel pensa in particolare a Paesi come l'Italia, la Grecia o la Bulgaria, che a causa della loro posizione geografica, hanno da anni sopportato l'onere più pesante in termini di accoglienza dei migranti.

"Domenica sarà l'occasione di un primo scambio con gli Stati interessati", ha continuato gela Merkel, sottolineando che si trattava di una riunione di lavoro e che non ci sarebbe stata una dichiarazione congiunta finale. E l'Italia un qualche interesse a scambiare e, soprattutto, a incassare ce l'ha. Cinquecento milioni, diecimila poliziotti del mare: si sta per aprire il "suq" di Bruxelles.

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