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Politica

Sempre più soli in Europa

NurPhoto via Getty Images
NurPhoto via Getty Images 

"Il nemico numero uno". A poche ore dal vertice di Bruxelles che nelle intenzioni avrebbe dovuto aprire la strada a un accordo in vista del Consiglio Ue di fine mese, l'Italia si trova sempre più sola. Un ulteriore colpo alle speranze del governo è arrivato oggi da Parigi. "Chiediamo che non ci sia una gestione caso per caso, proporremo domani uno schema chiaro: che lo sbarco di migranti rispetti le regole e i principi umanitari di soccorso e che avvenga nel porto sicuro più vicino". Le parole di Emmanuel Macron sono state una doccia fredda gettata a sorpresa addosso a Palazzo Chigi. Perché fanno il paio con l'accordo che l'Eliseo aveva sancito con Angela Merkel qualche giorno fa sui movimenti secondari. Un pacchetto, quello allestito dall'asse franco-tedesco, che dunque prevede il ritorno in Italia dei migranti che sono sbarcati nel Belpaese e hanno varcato la frontiera solo in un secondo momento. E che chiude le porte a soluzioni alla Aquarius: nessuna nave vedrà più aprirsi i porti del Mediterraneo se l'approdo più vicino, come succede nella gran parte dei casi, sarà italiano.

Parole che hanno scatenato la dura reazione sia di Luigi Di Maio (Macron sta candidando il suo Paese a diventare il nemico numero uno dell'Italia su questa emergenza) che di Matteo Salvini (insulti di un arrogante). Una tempesta verbale esacerbata ancor più dal fatto che le parole di Macron sono state pronunciate al termine di un faccia a faccia con il nuovo premier spagnolo, Pedro Sanchez, con il quale aveva già condiviso la gestione del caso Aquarius. La prima visita internazionale del primo ministro iberico è uno schiaffo alla diplomazia di Roma. E verrà bissato da un bilaterale la prossima settimana con la cancelliera tedesca, segno di come Madrid stia sempre più sostituendo Roma come partner del direttorio a tre che è il cuore pulsante dell'Europa.

A Palazzo Chigi sono ore frenetiche. Per lunghe ore non esce nessun tipo di notizia dalla sede del governo, con il termometro delle difficoltà che si impenna preoccupantemente verso l'alto. Flebilmente, filtra ottimismo nei confronti della creazione di hotspot sul suolo africano, e l'intenzione di rimettere in discussione il perimetro del trattato di Dublino che impone la richiesta d'asilo nel primo paese dove si tocca suolo.

Una posizione che si trova stretta in un incastro a tenaglia. Perché sui centri di smistamento in suolo africano la posizione è condivisa con i paesi di Visegrad, il cartello del Nord Europa che sul flusso dei migranti ha la posizione più dura. Ma il processo è lungo, gli investimenti onerosi, e manca all'orizzonte un piano organico di accordi con gli stati di partenza e di transito interessati. Dall'altro lato, sono gli stessi alleati salviniani che, per bocca dell'Austria, presidente di turno dell'Unione, invocano un coinvolgimento di Frontex per blindare i confini. E si oppongono radicalmente a qualunque tipo di riforma di Dublino nella direzione gradita da Roma.

Paradossalmente l'unica possibile sponda, quella della Merkel, si è frantumata sotto la spinta degli alleati bavaresi della Csu, che proprio sul dossier immigrazione hanno minacciato la crisi di governo. La cancelliera ha dovuto stringere le maglie della sua tendenziale moderazione, convenendo con Macron sulla necessità di ritrasferire in Italia i cosiddetti movimenti secondari. Horst Seehofer, leader a Monaco di Baviera, ha oggi ribadito: "Se il vertice di fine mese non troverà una soluzione complessiva, il respingimento dei migranti già registrati in altro paese sarà inevitabile".

Il piano che Macron porterà a Bruxelles è un dito nell'occhio per Roma: Cie, centri di prima accoglienza, da istallarsi nei porti. Luoghi chiusi, dove valutare il diritto all'asilo o il rimpatrio dei richiedenti. Se il presidente francese ha spiegato che sarebbero finanziati a livello comunitario, di fatto la soluzione non prevedrebbe alcuna redistribuzione del flusso che investe il nostro paese, che la respingerà al mittente. Benjamin Griveaux ha spiegato che "il vertice che si terrà domenica a Bruxelles sarà molto difficile". Per come si stanno mettendo le cose, potrebbe essere stato anche ottimista.

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