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Politica

Giuseppe Conte scrive al premier ceco Babis: "Sui migranti abbiamo scelto la legalità, non una strada per l'inferno"

Stringer . / Reuters
Stringer . / Reuters 

Nessuna "strada verso l'inferno", piuttosto "abbiamo scelto la strada maestra della legalità, della responsabilità condivisa della gestione del fenomeno migratorio, dell'azione concreta, focalizzata e di matrice autenticamente europea". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una lettera inviata al Primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babis, che aveva parlato di "strada verso l'inferno" riferendosi alla gestione italiana dei 450 migranti.

"Caro Andrej, durante lo scorso fine settimana, anche attraverso l'apprezzata collaborazione di diversi Stati Membri, l'Italia ha potuto far fronte all'ennesima crisi migratoria mettendo in salvo 450 persone che verranno ora accolte in diversi Paesi europei. Lo abbiamo fatto salvando vite umane e con modalità rispettose dei diritti delle persone e in piena coerenza con le conclusioni che tutti insieme abbiamo adottato al Consiglio Europeo dello scorso giugno. Nel farlo non abbiamo affatto imboccato 'la strada verso l'inferno', ma abbiamo piuttosto scelto la strada maestra della legalità, della responsabilità condivisa della gestione del fenomeno migratorio, dell'azione concreta, focalizzata e di matrice autenticamente europea" si legge nella lettera di Conte dove ricorda che le "le conclusioni del Consiglio - che, mi piace ripeterlo, sono il frutto del lavoro fatto insieme a 28 - aprono finalmente a una logica strutturale anziché emergenziale nella gestione della migrazione, una logica che guarda alla realtà del fenomeno, alle sue prospettive e alle sfide concrete a cui esso ci espone. D'altronde non possiamo affrontare questo fenomeno guardando solo all'oggi, senza premurarci di considerare gli sviluppi futuri, che si ricollegano al tasso di crescita dell'economia mondiale e alle linee dello sviluppo demografico degli altri continenti".

Per Conte i "flussi migratori costituiscono un fenomeno globale. Se lo affrontassimo in base a un approccio meramente "nazionale", non riusciremmo a governarlo e ne rimarremmo sopraffatti. La storia stessa del nostro continente mostra che i grandi fenomeni epocali si sottraggono ai tentativi individuali e isolati di controllo. Se rinunciassimo a una gestione comune del fenomeno migratorio, l'Europa sarebbe perdente e con essa tutti i suoi Stati, non solo quelli di frontiera come l'Italia".

"La proposta italiana, ripresa in larga parte dalle conclusioni del 28 giugno, guarda con coraggio e lungimiranza alla sfida che abbiamo davanti. Non propone affatto un'irrealistica apertura delle frontiere, né tantomeno contempla un'accoglienza indiscriminata. L'Italia propone invece un cambio di prospettiva dell'UE, un approccio multilivello e organico che passa attraverso azioni condivise per contrastare la migrazione illegale e tutelare coloro che davvero hanno diritto alla protezione internazionale. Chi mette piede in un Paese europeo mette piede in Europa. L'altra faccia di tale principio - conclude Conte - è che nessuno di noi può pensare di fare da solo!. Parliamone, caro Andrej. Ti invito a Roma, quando vorrai, per confrontarci e approfondire l'approccio europeo proposto dall'Italia".

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