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Politica

Le due spine di Di Maio. Boeri annuncia battaglia in Commissione sulle stime del decreto Dignità. E s'avanza l'ombra dell'ostruzionismo

Tony Gentile / Reuters
Tony Gentile / Reuters 

Davide Tripiedi esce dall'Aula della Camera e si infila nel corridoio fumatori di Montecitorio. Accende una sigaretta. La scena si ripete ancora, e ancora, e ancora. Il vicepresidente della commissione Lavoro del Movimento 5 stelle è anche il relatore del decreto Dignità. Camicia stazzonata, telefono attaccato all'orecchio. "Dobbiamo audire quattro esperti, poi anche Confcommercio, che dici?". Ascolta l'interlocutore dall'altra parte della cornetta. I tempi sono strettissimi, il calendario sincopato. "Ho dormito tre ore stanotte, mi sono letto la relazione tecnica di Montecitorio, 87 pagine". Spegne la sigaretta nel posacenere, il cicalino lo richiama per votare.

La deadline per la presentazione degli emendamenti è fissata per giovedì alle 20. Due giorni per svolgere tutto il lavoro istruttorio, prima che si debba passare ai voti. Il tutto nei ritagli di tempo, perché nel frattempo l'Aula lavora a spron battuto, e deve avere la priorità. Un caos organizzato, che avrà due momenti clou. Mercoledì alle 14 l'audizione di Luigi Di Maio, giovedì alle 17.30 quella di Tito Boeri. Una tenzone a distanza tra chi – il secondo – ha messo nero su bianco nella relazione tecnica che il provvedimento farà perdere 8mila posti l'anno, e chi – il ministro – ha bollato la stima come una sciocchezza.

Il presidente dell'Inps non molla di un millimetro. Percorrerà la dolce salitella che porta all'ingresso di Montecitorio con una cartella sotto braccio. Dentro i calcoli esatti che hanno portato a determinare le stime, travasate nella relazione della Segreteria generale dello stato. Dal palazzone del ventennio dell'Eur dove ha sede l'istituto trapela che Boeri rivendicherà con spirito pacato ma battagliero l'indipendenza degli uffici da lui guidati, ma soprattutto la bontà del lavoro svolto. Sembra invece sfumare la triangolazione dei due con Giovanni Tria. La presenza del ministro dell'Economia è stata richiesta dalle opposizioni. Gli uffici della commissione Finanze confermano all'Huffpost di averla inoltrata. Ma l'ex professore di Tor Vergata è in partenza giovedì per il G20, e difficilmente prima si aprirà una finestra adeguata.

L'obiettivo è quello di portare la misura tanto voluta dal capo politico del Movimento nell'emiciclo la prossima settimana. Una corsa contro il tempo per approvarla e passarla al Senato in tempo affinché venga licenziata prima della pausa estiva, prevista non oltre il 9 agosto. Gli ambasciatori di Lega e M5s stanno tenendo riunioni su riunioni senza soluzione di continuità. A tema modifiche sui giochi, ma soprattutto sui voucher, che il Carroccio pretende di reinserire sicuramente nel comparto dell'agricoltura (ministro Gian Marco Centinaio dixit), spingendo anche per turismo e famiglie. I 5 stelle avrebbero proposto di agire direttamente sui Presto, il sistema sostitutivo dei voucher dalle maglie molto strette, opzione che non convince le camicie verdi.

Una quadra da trovare anche tenendo conto delle opposizioni. Lunedì sera il deputato di Fratelli d'Italia ed ex grillino Walter Rizzetto ha avuto un contatto con l'ex collega di banco Di Maio. "Luigi – il senso del ragionamento – se non apri sui voucher o sulle causali nei contratti a tempo indeterminato noi presentiamo una valanga di emendamenti". Messaggio al quale non è stato opposto un diniego. Perché l'ostruzionismo vorrebbe dire far slittare il decreto a dopo l'estate, con un notevole scotto d'immagine da pagare. Anche perché l'unica alternativa sarebbero quelle "tagliole" o "canguri" – meccanismi tecnici per sforbiciare le proposte di modifica e ridurre i tempi – sulle quali i pentastellati hanno tirato strali negli ultimi cinque anni. Il sentiero è stretto, gli uomini di Di Maio fiduciosi. Di qui a qualche giorno si capirà se riusciranno a vedere la vetta o rimarranno bloccati da un imprevisto crepaccio.

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