Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Esteri

Salvataggi alla libica

Juan Medina / Reuters
Juan Medina / Reuters 

Un testimone diretto di una tragedia consumatisi nel "mar mortum": il Mediterraneo. Una tragedia che scatena polemiche, contestata dal Viminale, che chiama pesantemente in causa la Guardia Costiera libica, e che segna un nuovo durissimo frontale tra la Ong spagnola ProactivaOpen Arms che gestisce la nave Open Arms e il governo (rappresentato dal vicepremier leghista). Lo scontro si scatena oggi, quando la Guardia Costiera libica ha comunicato di aver intercettato e riportato indietro, lunedì, una barca con a bordo 158 migranti, tra cui 34 donne e 9 bambini. "Quello che non ha detto è che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo ed hanno affondato la nave perché non volevano andare sulla motovedetta. Quando siamo arrivati, abbiamo trovato una delle donne ancora in vita, non abbiamo potuto fare nulla per recuperare l'altra e il bambino, che a quanto pare è morto poche ore prima. Per quanto tempo avremo a che fare con gli assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?". È quanto si legge sul profilo Twitter di Oscar Camps, fondatore della Open Arms.

A bordo della nave c'era anche il deputato di Leu Erasmo Palazzotto. Questa la sua testimonianza in esclusiva per HuffPost: "Ieri (lunedì, ndr) abbiamo intercettato una conversazione tra il Mercantile Triades e la Guardia Costiera libica su un gommone a circa 80 miglia a nord di Homs. Dopo 10 ore al Mercantile che chiedeva indicazioni su cosa fare, i libici hanno detto che poteva andare e che sarebbe arrivata da lì a poco una motovedetta libica". "Noi – prosegue il parlamentare di LeU- siamo andati nella direzione della posizione stimata, nel caso in cui i libici non fossero intervenuti. Nessuno ci ha chiesto aiuto pur sapendo che eravamo vicini. In mattinata abbiamo iniziato le ricerche e ci siamo imbattuti nei resti dell'imbarcazione. Tra i rottami c'erano tre corpi, 2 donne ed un bambino di circa 4 anni. Ci siamo accorti subito che una delle donne era ancora viva ed è partita la macchina dei soccorsi. Mentre ultimavamo il recupero dei cadaveri è arrivato il comunicato della Guardia Costiera libica che annunciava un salvataggio umanitario in nel tratto di mare indicato. Si erano dimenticati di dire che avevano abbandonato lì 3 persone di cui almeno una sicuramente viva. Il bambino era morto circa 3 ore secondo il medico di bordo. Presumo – continua il racconto – che i Libici abbiano abbandonato la donna perché non voleva tornare in Libia e che abbiano distrutto la barca come monito per gli altri che erano a bordo. Ma ancora questa resta una supposizione, la donna è in forte stato di shock e non è riuscita a dirci niente".

continua a leggere dopo il video

[[ge:#ge_oldMediumId:huffingtonpost:17780:17749]]

Il racconto in presa diretta prosegue: "L'unica cosa certa – afferma Palazzotto – è che stamattina ho visto con i miei occhi cosa succede in questo tratto di mare, chi sono realmente i Libici con i quali in questi anni abbiamo fatto accordi e quanto è diversa vista da questo tratto di mare la Storia. Salvini dovrebbe fare un salto da queste parti per capire chi sono i criminali con cui stringe patti e forse chiedere scusa a questi ragazzi di Open Arms. Non ho mai visto tanta umanità e coraggio... Le minacce di Salvini non li scalfiscono, non hanno nessuna intenzione di sbarcare in un porto italiano. Sono loro a non fidarsi di un governo xenofobo e razzista come quello italiano. Contano però che l'Italia si faccia almeno carico di questi corpi e della sopravvissuta che non è sicuramente in grado di arrivare fino a Barcellona. Io nel mio piccolo sono orgoglioso di essere qui con loro e di poter essere testimone della parte giusta della storia".

Un racconto in presa diretta arriva anche da Annalisa Camilli giornalista del settimanale 'Internazionale', si trova a bordo della nave della Ong spagnola Open Arms. "È una donna - scrive Camilli nel suo reportage su Internazionale - si chiama Josephine, è originaria del Camerun. È stata trovata a pancia in giù attaccata a una tavola, quello che resta del fondo del gommone su cui viaggiava insieme ad altre decine di persone. Ha aspettato per due giorni che arrivassero i soccorsi, con i vestiti bagnati attaccati alla pelle, poi alle 7.30 di mattina del 17 luglio, dal ponte della nave Open Arms, a 80 miglia dalla Libia, qualcuno ha visto i resti del gommone". "Un soccorritore spagnolo di 25 anni, Javier Filgueira, si è buttato in acqua dalla lancia di soccorso - continua Camilli - quando ha visto che Josephine poteva essere ancora viva. L'ha raggiunta a nuoto tra i detriti sperando che non fosse uno sforzo inutile. 'Quando le ho preso le spalle per girarla speravo con tutto il mio cuore che fosse ancora viva', racconta Filgueira, un volontario di Madrid, ancora scosso. 'Dopo avermi preso il braccio, non smetteva di toccarmi, di aggrapparsi a me', racconta il ragazzo. Era viva Josephine e lo ha guardato negli occhi come per supplicarlo, poi gli ha preso il braccio, lo ha stretto. Altri soccorritori sono arrivati a prenderla per trasportarla sul gommone di soccorso. L'hanno sollevata e portata sulla lancia, al sicuro. Almeno lei ce l'ha fatta. Gli occhi di Josephine guardavano nel vuoto, mentre una volontaria le teneva la testa e provava a riscaldarla. È stata portata a bordo della nave spagnola con la diagnosi di ipotermia".

Prosegue Camilli: "La temperatura del corpo stava scendendo così tanto che se i soccorsi avessero tardato ancora non ce l'avrebbe fatta. Come non ce l'ha fatta un bambino di circa cinque anni che è morto per ipotermia a fianco di una donna, presumibilmente sua madre. Anche lei è stata trovata morta ricurva su una tavola, la pelle delle braccia bruciata dal gasolio fuoriuscito dalle taniche del gommone su cui viaggiavano. Per loro non c'è stato niente da fare. Il corpo del bambino senza vita e quello della donna che gli è stata trovata affianco sono stati portati a bordo della Open Arms e giacciono sulla prua della nave avvolti in due sacchi bianchi. Per la dottoressa di bordo Giovanna Scaccabarozzi - conclude Camilli - la donna era morta da diverse ore mentre il bimbo era deceduto da poco. Nessun dettaglio per il momento su cosa sia successo agli altri passeggeri del gommone".

Quanto a Camps, il fondatore di Open Arms in un altro messaggio video diffuso via Twitter, afferma che quanto accaduto "è la conseguenza diretta del fatto che si tratta con le milizie armate" e "si dice all'Europa che la Libia è un Paese sicuro" mentre "la Guardia Costiera libica è capace di tutto". "È la conseguenza diretta - continua ancora - del non lasciare lavorare le Ong che salvano vite umane in mare". Oltre alla "cosiddetta Guardia Costiera libica"», il fondatore di Open Arms ha accusato anche il mercantile Triades che, sostiene, ha "abbandonato in mare nella notte un'imbarcazione in pericolo". Ma Matteo Salvini non arretra di un passo. Il titolare del Viminale prosegue sulla linea dura e annuncia dai suoi profili social: "Le due navi di Ong spagnole che sono tornate nel Mediterraneo in attesa del loro carico di esseri umani. Risparmino tempo e denaro, i porti italiani li vedranno in cartolina".

Il Viminale ha affermato che la versione diffusa dalla Ong Proactiva Open Arms, secondo la quale vi sarebbe stata un'omissione di soccorso da parte dei libici che ha provocato la morte di una donna e di un bambino abbandonati tra i resti di un gommone, "è una fake news". Fonti del ministero sottolineano poi che "nelle prossime ore" verrà resa pubblica "la versione di osservatori terzi che smentiscono la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza".

Lo scontro tra l'Ong spagnola e il governo italiano avviene nel giorno in cui l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim) ha diffuso dati dai quali emerge che la Spagna ha superato l'Italia per numero di arrivi di migranti dall'inizio dell'anno al 15 luglio: 18.016 quelli sbarcati sulle coste spagnole, lungo la rotta del Mediterraneo occidentale, rispetto ai 17.827 arrivati attraverso la rotta centrale dalla Libia all'Italia. "Italia e Spagna dovrebbero far fronte comune nell'esigere da Bruxelles un sostegno forte, condiviso, per far fronte a una situazione oggettivamente grave, per molti versi drammatica - dice ad HuffPost una autorevole fonte diplomatica accreditata presso la Ue -. Divisi – aggiunge – si è più deboli e alla fine ambedue perdenti".

Intanto dal fronte del Pd, interviene il capogruppo alla Camera Graziano Delrio: "Non si può soprassedere su un episodio così grave, chiediamo che il governo riferisca quanto prima in aula. Chiediamo che sia fatta piena luce su un episodio grave", su una "strategia", quella del governo contro le Ong, "che non porta a nulla se non ad altra morte e sofferenza".

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione