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Esteri

Per il caso Kashaoggi MbS rischia di perdere il trono, Davos del deserto sempre più vicina al flop

Beawiharta Beawiharta / Reuters
Beawiharta Beawiharta / Reuters 

Quelle sedie vuote sono più di una sentenza di tribunale: sono il segno di una crisi internazionale che può rappresentare l'inizio della fine del regno Saud o comunque di un forte ridimensionamento del ruolo dell'erede al trono, il principe Mohammed bin Salman. La 'Davos del deserto', organizzata dall'erede al trono, il principe Mohammed bin Salman bin Salman per attrarre investimenti, rischia sempre più il flop. L'ultima defezione, la più pesante, arriva proprio da Washington: anche il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha scelto di fare un passo indietro, scuotendo immediatamente i mercati, timorosi che la situazione sfugga di mano all'amministrazione di Donald Trump e spinga il Regno a reagire con un calo della produzione di greggio, facendone rialzare il prezzo.

Il forfait americano arriva poco dopo quello dei ministri economici di Gran Bretagna, Francia e Olanda. Defezioni eccellenti, e a catena: il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha cancellato la sua visita in Arabia Saudita che era in calendario la prossima settimana per partecipare alla conferenza Future Investiment Initiative (Fii). "Il programmato viaggio del direttore generale in Medio Oriente è stato posticipato", ha fatto sapere l'Fmi in una nota. Nei giorni scorsi, due giganti americani, Black Rock, il più grande fondo di investimenti mondiale, e la JP Morgan, la più grande banca d'affari americani, hanno dato forfait. Prima di Jamie Dimon, Ceo di JPMorgan avevano, tra agli altri, reso nota la loro "diserzione" Bill Ford, presidente della Ford Motor, Bob Bakish, Ceo di Viacoms, Herman Narual, Ceo della Startup Improbable Words ed altri ancora.

La società di trasporti Uber, con il suo amministratore delegato Dara Khosrowshahi, ha annunciato che non parteciperà più all'evento a meno che "non emerga una serie di fatti sostanzialmente diversi", spiegando che è "molto turbato dalle notizie" sul caso. L'assenza di Uber sarà enormemente simbolica poiché il gigantesco fondo sovrano saudita, il Public Investment Fund (PIF), ha investito 3,5 miliardi di dollari in Uber nel 2016. Il miliardario Richard Branson, il fondatore del gruppo Virgin, ha invece annunciato che interromperà i progetti che aveva intenzione di sviluppare con la monarchia saudita. Tra i quali ambiziosi progetti in ambito turistico e spaziale.

Altre defezioni che pesano sono quelle di Blackstone, HSBC Holdings, Credit Suisse, Standard Chartered, BNP Paribas. Sul fronte opposto, il miliardario degli Emirati Arabi Uniti, Khalaf Ahmad al-Habtoor, ha invitato alcuni Paesi arabi a boicottare le società americane che hanno deciso di non partecipare al summit Future Investment Initiative. Lo riporta Arab News. La ritirata in massa di speaker, sponsor e media partner come il Financial Times, il New York Times e Bloomberg rappresenta un colpo duro per l'immagine del principe bin Salman e il suo piano riformista che, fino a ieri, tanto piaceva agli alleati occidentali.

Ma i guai per Mbs non finiscono qua. Perché lo scandalo Khashoggi sta facendo tremare il trono di Riyadd. Il sovrano saudita Salman bin Abdulaziz starebbe pensando a ridimensionare i poteri concessi a suo figlio e erede al trono. È ancora una volta la tv panaraba al Jazeera a rivelarlo, citando fonti della famiglia reale saudita. La decisione che starebbe per prendere il re sarebbe legata alle accuse di un diretto coinvolgimento di MbS, nel presunto assassinio del giornalista dissidente. "Il re ha iniziato a valutare le prerogative concesse a suo figlio e erede al trono Mohammed", ha detto la fonte citata dall'emittente qatariota. Secondo questa fonte "l'intervento del sovrano riflette le crescenti preoccupazioni espresse dai membri del Consiglio dello Shura (organo che nomina il re) circa l'adeguatezza di MbS a gestire il potere".

Due giorni fa il quotidiano francese Le Figaro, citando una fonte diplomatica a Parigi e una a Riad, ha rivelato che sempre in relazione al caso Khashoggi, "Il Consiglio della Shura", un comitato di saggi della famiglia reale si sta riunendo da giorni nella massima discrezione "per designare un secondo erede al trono" senza precisare tuttavia se la nomina del secondo erede sarebbe per sostituire MbS immediatamente o semplicemente tenere il secondo erede come riserva nel caso in cui MbS venisse esautorato dal suo ruolo attuale. Sul fronte opposto, pro-saudita, c'è chi invoca una dura rappresaglia economica nei confronti dei "disertori" della "Davos del deserto". "Gli alleati dei sauditi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, insieme a Egitto e Giordania devono rimanere vicini a Riyadh per mostrare a quelle società che non sono benvenute per operare all'interno dei nostri confini. Dovrebbero essere boicottate. Insieme dobbiamo dimostrare che noi non saremo vittime di bullismo" ha dichiarato il tycoon del Golfo, aggiungendo che questo è il momento di dimostrare lealtà".

La Borsa di Riyadh è stata già duramente colpita dai sell; dal giorno in cui Khashoggi è sparito, l'indice azionario benchmark ha perso il 9%, azzerando praticamente i guadagni del 2018. Riyadh potrebbe usare la sua arma preferita, il petrolio, per inviare un messaggio forte. Washington accusa spesso l'Arabia Saudita di non fare nulla per arginare il costante aumento del prezzo del petrolio, dovuto in parte al declino delle esportazioni di petrolio iraniane dopo il ritiro degli americani dall'accordo nucleare del 2015. Riyadh potrebbe giocare questa carta a proprio vantaggio. "Se a irritare Trump sono stati prezzi del petrolio a $80, nessuno deve escludere che i prezzi possano salire a $100, o a $200, o anche raddoppiare questi numeri", avverte Turki Aldakhil, general manager dell'emittente televisiva al Arabiya, in un editoriale pubblicato nella giornata di domenica. Nell'editoriale di Aldakhil si legge che "questo caso potrebbe finire con il gettare l'intero mondo musulmano tra le braccia dell'Iran, che si avvicinerebbe più a Riyadh che a Washington". Affari e geopolitica: un mix esplosivo per gli interessi americani su scala planetaria. "L'Arabia Saudita potrebbe provocare una sorta di riduzione della produzione petrolifera con effetti esplosivi sul prezzo del greggio e sui i mercati finanziari. Ma non credo che i regnanti sauditi vogliano spingersi fino a quel punto. Riyadh vuol far capire agli Stati Uniti di avere il potere ... L'amministrazione Trump e il governo saudita sono consapevoli che se si realizzano gli scenari peggiori ciò avrebbe un enorme impatto sulle loro relazioni, e nessuno vuole arrivare a questo punto di rottura", annota Perry Cammack, responsabile del programma per il Medio Oriente del Carnegie Research Institute di Washington.

In gioco ci sono possenti interessi economici perché senza il sostegno del forte alleato saudita nell'area rischiano di non decollare le prossime sanzioni americane contro l'export di petrolio dell'Iran che partiranno il 4 novembre, sanzioni che non piacciono a tutti i partner europei, Italia compresa. Una partita, insomma, molto delicata che si gioca sul filo. Sul piano delle indagini sulla scomparsa del giornalista e dissidente saudita, Gli inquirenti turchi, dopo una ispezione di nove ore nel consolato e nella residenza del console, ora cercano i resti del dissidente saudita Jamal Khashoggi nei dintorni della cittadina "Yalova, sul Mar Marmara", dopo aver setacciato "la foresta Belgrad a Nord di Istanbul".

Gli investigatori sembrano convinti che il commando abbia portato fuori dal consolato i pezzi del corpo e non li abbia sciolti nell'acido o sepolti nel giardino della residenza consolare, come a un certo punto era trapelato. Le ricerche si sono concentrate in una "zona boschiva e in una fattoria" e sono agevolate "da campioni di Dna" prelevati nel consolato, probabilmente della vittima e di alcuni dei killer. Gli investigatori hanno identificato tutti i 15 agenti del commando e confermato la presenza di molti uomini dell'entourage di Mohammed bin Salman, compreso Maher Abdulaziz Mutreb, già diplomatico all'ambasciata di Londra, che ha "accompagnato in tutti i suoi viaggi in Occidente" Bin Salman, ed è stato ripreso da una telecamera di sorveglianza all'ingresso del consolato il 2 ottobre, giorno della scomparsa di Khashoggi. Un'altra figura chiave sembra essere Meshal Saad Albostani, tenente dell'Aviazione saudita, morto in un strano incidente stradale al ritorno a Riyadh. Le autorità turche hanno fatto trapelare sulla stampa locale l'esistenza di una prova schiacciante delle responsabilità saudite nell'uccisione dell'uomo: una registrazione audio in cui si sentono le torture e gli ultimi istanti di vita di Khashoggi. Non basta. Gli investigatori turchi sono giunti all'individuazione del luogo esatto, all'interno del consolato Riyadh in cui il giornalista sarebbe stato ucciso. Lo riferisce l'emittente al-Jazeera citando proprie fonti turche. Secondo una fonte delle forze di sicurezza turche che hanno parlato con al- Jazeera, la stanza nel consolato saudita a Istanbul, dove venne ucciso e fatto a pezzi Khashoggi, era stata allestita in anticipo.

La Casa Bianca, scrive il New York Times, sarebbe già stata informata del nome che i sauditi vorrebbero sacrificare nella speranza di smorzare la crisi internazionale e alleggerire la posizione dell'erede al trono: si tratta, rivela il Nyt, del generale Ahemd al-Assiri, uomo di punta dei servizi sauditi e consigliere della corona. Human Rights Watch, Committee to Protect Journalists, Amnesty International e Reporters Without Borders hanno sollecitato la Turchia a chiedere al segretario generale dell'Onu Antonio Guterres di aprire urgentemente un'indagine delle Nazioni Unite. Per facilitare l'indagine - hanno affermato durante una conferenza stampa svoltasi ieri al Palazzo di Vetro - che Riyadh deve immediatamente rinunciare alle protezioni diplomatiche come inviolabilità o immunità per tutte le strutture e i funzionari pertinenti, conferite da trattati come la Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari. Anche l'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu, Michelle Bachelet, ha chiesto il sollevamento delle protezioni diplomatiche nel caso.

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