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Antonio Megalizzi, un giovane innamorato di politica, Europa e giornalismo

"Mi aveva appena mandato un paio di Whatsapp, era lì tra i mercatini di Natale, poi non lo abbiamo più sentito. Da Strasburgo sono arrivate le prime notizie. E abbiamo iniziato a preoccuparci...". Sebastian è una delle ultime persone ad aver avuto un contatto diretto con Antonio prima che all'angolo di una stradina dove stava passeggiando, dal nulla, spuntasse Cherif Chekatt. Gli sguardi si incrociano, Cherif ha in mano una pistola, mira alla testa, spara. Antonio cade a terra, le due ragazze che sono con lui si rifugiano dove possono. È un martedì sera come tanti, sono da pochi minuti passate le 20 e Strasburgo è appena piombata nel caos per mano di uno sparatore, in seguito si scoprirà un criminale radicalizzato. Antonio Megalizzi è il 28enne giornalista italiano che ha avuto la sfortuna di aver attraversato lungo il suo cammino la cieca follia omicida di Cherif Chekkat. Tra i tredici feriti c'era Antonio: il proiettile arrivato alla base del cranio, vicino alla spina dorsale, non ha permesso ai medici di operarlo. Dopo tre giorni di coma, non ce l'ha fatta: Antonio è morto.

Si trovava nella città francese come volontario per Europhonica, primo format radiofonico universitario internazionale che segue le attività dell'Europarlamento. Un lavoro che gli permetteva di conciliare i suoi due più grandi interessi: la radio e l'Europa. Faceva la spola tra Trento, dove frequentava il corso di laurea magistrale in Studi europei e internazionali, e Strasburgo dove seguiva le sessioni plenarie del parlamento Ue.

Chi ha condiviso con lui la quotidianità lo descrive come un ragazzo instancabile sul lavoro. "Un ragazzo sorprendente, solare, che non vuole fermarsi mai", ha raccontato ancora Sebastian di Radio80, emittente privata di Rovereto. È qui infatti che Antonio lavorava regolarmente, da qualche anno: a giugno prossimo sperava di portare a termine il ciclo di articoli per ottenere il tanto inseguito tesserino da giornalista pubblicista.

Studente e reporter, smanettone del computer, un tipo "smart" come suol dirsi. Ma pure un attivista innamorato dell'Unione Europea. Solo sabato scorso era nella sua città a distribuire volantini per l'associazione Trentino-Europa, per far conoscere le istituzioni europee ai suoi concittadini.

"Con Antonio prendevamo il caffé tutti i giorni, ora siamo sconvolti, non fatemi dire altro".

La famiglia Megalizzi, originaria di Reggio Calabria, si è trasferita nella provincia trentina quando Antonio aveva appena cinque mesi, nel 1990. Appena avvisata dalla Farnesina dell'accaduto è partita per Strasburgo insieme alla fidanzata Luana: "Questo viaggio doveva essere per lui una bella esperienza professionale, di arricchimento. E invece è capitato nel posto sbagliato nel momento sbagliato". Quindi la corsa all'ospedale accademico di Hautepierre, nella periferia della città francese: "Inizialmente la situazione sembrava molto più semplice. Non abbiamo avuto da subito la percezione della gravità della situazione", ha raccontato Luana. Suo padre, il suocero di Antonio, parla subito di notizie "non buone". I medici volevano operare già in mattinata ma si sono dovuti fermare: la posizione del proiettile è troppo delicata. Quindi l'attesa, in un silenzio fatto di riserbo e dolore.

Per le vie di Strasburgo, con Antonio, c'era Caterina Moser, una delle due ragazze che passeggiava con lui prima che dal buio sbucasse Cherif. Anche lei lavora per il progetto universitario Europhonica. A poche ore dalla tragedia, è ancora sotto choc, come ha raccontato al Tg Rai del Trentino: i ricordi confusi, ben poco da mettere a fuoco tra le immagini offuscate di una normale serata diventata tragedia nel giro di un istante. È sana e salva per pura fortuna. Alle sei del mattino di mercoledì, poche ore dopo la sparatoria, ha scritto sul suo Facebook: "La mattina svegliarsi e preoccuparsi per le calze bucate. Per l'autobus che non passa. Per l'intervista che non si riesce a fare. Per il supporto del cellulare che non hai. Per il montaggio che deve essere fatto in tempi brevi. Per la tesi. Perché piove. O perché fa caldo. O per qualsiasi altra cosa. Ma non conta niente. Non vale niente. Oppure conta tutto, e vale tutto, sorprendendosi vivi".

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