Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Giachetti e Ascani corrono nel nome della Leopolda. Ma il grosso dei renziani va con Martina

Fb
Fb 

Sono in sei i candidati che si confermano ai nastri di partenza per il congresso del Partito democratico. Oltre ai favoriti Nicola Zingaretti e Maurizio Martina, che incassa oggi il sostegno ufficiale di gran parte del mondo post-renziano, hanno infatti presentato le firme necessarie a sostenere la propria piattaforma anche Francesco Boccia, Maria Saladino, Dario Corallo e gli ultimi arrivati Giachetti-Ascani.

Proprio dietro la candidatura in tandem di Roberto Giachetti e Anna Ascani monta l'inconfessabile sospetto che la manovra fosse stata preventivamente discussa e concordata con Matteo Renzi, nel tentativo di rimescolare il più possibile le carte del congresso e inserire un po' ovunque nel mazzo sprazzi di renzismo. È apparsa troppo repentina, infatti, la proposta di Giachetti, che non è stata sottoposta preventivamente nemmeno a gran parte dei sostenitori dell'ipotesi di un candidato autonomo di area renziana. Quel candidato, nelle discussioni della vigilia, doveva essere proprio la Ascani. Ma è difficile pensare che Giachetti abbia deciso di candidarsi di punto in bianco.

Questa dinamica così rapida ha disorientato parecchi parlamentari del gruppo più intransigente, tanto che c'è stato chi si è tirato indietro dopo pochi minuti: Andrea Romano e Stefano Ceccanti tra i primi. Ma al momento di contare i sostenitori, i nomi certi sono apparsi subito in pochi, cinque o sei deputati: Luciano Nobili e Luigi Marattin sono tra questi. Di sicuro, Ivan Scalfarotto non voterà Martina. Mentre Maria Elena Boschi ancora non si sbilancia e, intervistata da Leggo, dice solo lapalissianamente che non sceglierà Zingaretti.

Si tira fuori da qualsiasi scelta, invece, l'ex presidente del Parlamento europeo Gianni Pittella, secondo il quale "l'assenza di una forte candidatura espressione unitaria dell'area più schiettamente riformista non è per me surrogabile da una lista a sostegno di un altro candidato" e quindi non parteciperà al congresso. Sulla stessa via si muove anche Teresa Bellanova: "Non voterò nessuno, non lascerò il partito. Non ho da iscrivermi a nessuna tifoseria né contrattare posizionamenti".

Il ticket Giachetti-Ascani, comunque, vuole presentarsi come la mozione "della Leopolda" e – spiegano fonti vicine ai due – "la Leopolda com'è noto non è il luogo dei parlamentari, ma di tanta gente che sostiene una politica riformista". E il sostegno, almeno quello minimo iniziale per presentare la candidatura, per il momento c'è stato ed è stato rapido. "Uno scatto di passione", lo definisce Nobili, che ha consentito di presentare le firme entro il termine massimo delle ore 18. Firme presentate sui moduli in originale – precisano – evitando così la polemica che si era innescata con l'altro candidato Francesco Boccia, che sottolineava come non fosse possibile presentare moduli inviati via email o fax.

Nel pomeriggio, la parte più consistente dei renziani si è riunita invece per sancire il sostegno a Martina, dopo che Lorenzo Guerini aveva concordato con il candidato segretario i termini minimi per l'intesa e Ceccanti e Nannicini avevano limato la piattaforma programmatica comune. La richiesta è stata quella di utilizzare toni più pacati rispetto alla gestione del partito e del governo targata Renzi, distinguendo tra la critica agli strumenti messi in campo (riconosciuta come legittima) e la necessità di rivendicare invece con forza i principi riformisti alla base di quell'azione.

Sembra sfumare, invece, l'idea di una lista prettamente renziana da presentare alle primarie per l'assemblea nazionale: un'altra scelta coerente con la strategia di evitare qualsiasi conta interna, che potrebbe apparire dall'esito incerto. L'obiettivo, da raggiungere con qualsiasi strumento, rimane uno: impedire che "il 3 marzo – scrive su Facebook Andrea Marcucci – il Pd possa diventare un soggetto politico di natura diversa. Massimalista e sostanzialmente chiuso a qualsiasi cambiamento". Insomma, fermare Zingaretti a ogni costo.

Stabilito il minimo comun denominatore, si vedrà solo nelle prossime settimane se l'intesa riuscirà a reggere e quali condizioni saranno man mano ricontrattate tra Martina e i renziani. Per il momento, il dado è tratto.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione