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Politica

Costi-benefici? Non basta, per le grandi opere serve una politica che punti sullo sviluppo del paese

ANSA
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Sono stato l'unico sindaco del Centro Italia ad aderire alla manifestazione di Torino a favore della realizzazione della Tav Torino-Lione. Probabilmente l'unico sindaco "appenninico". Lo rivendico con un pizzico di orgoglio, almeno per due motivi: innanzitutto perché credo all'unità della Nazione e le grandi opere infrastrutturali qualificano il Paese intero; e poi perché sono un convinto autonomista e le infrastrutture di interesse nazionale devono servire i territori e le comunità.

Qualcuno ha fatto anche dell'ironia nel vedere Ascoli Piceno tra i cartelli dei Comuni "sì Tav". Eppure chi sta nella periferia del Paese sa quanto siano benedetti i progetti capaci di stendere una rete funzionale allo sviluppo dell'economia.

C'è anche chi ha sviluppato una più opportuna ironia – questa la capisco di più – sulla fantomatica analisi costi-benefici. Come ha notato polemicamente Nicola Porro "sarebbe auspicabile che smettessimo di raccontarci delle frottole sulla competenza": la competenza dei detrattori e quella dei fautori è assoluta e riconosciuta.

Tutto dipende dalle tesi e dai criteri utilizzati. Fino a oggi quali siano i criteri della commissione per il ministro Toninelli non è dato sapere. Ma anche quando li conosceremo – quando? Alla faccia della trasparenza del web – sono certo che non faremo un passo in avanti. Dobbiamo partire dalla convinzione che non siamo di fronte ad analisi farlocche, né oggi, né ieri.

Mino Giachino, promotore della petizione "sì Tav", ed ex sottosegretario ai Trasporti sostiene che "a quel che si sa, i costi vengono conteggiati in misura sproporzionata", e "manca del tutto l'analisi di quanto ci guadagnerà il nostro Paese dalla realizzazione dell'opera", sostiene Giachino, che critica la scelta di affidare le decisioni sulle infrastrutture a "una Commissione di parte nominata da un ministro che nel suo programma dice di non volere la Tav".

Mi sento di dire: un esperto vale l'altro. Ripeterei come Porro: "Caro professor Conte prenda la decisione "politica" che crede, ma non ce la spacci per scientifica come fecero i suoi predecessori".

Ecco, si tratta di politica. C'è bisogno di politica che scommetta sullo sviluppo del Paese e non sulla sua, ahimé certificata, recessione. Negli anni Cinquanta quale fu - quale sarebbe stata – l'analisi costi-benefici per il progetto dell'Autostrada del Sole?

Ci vuole politica per disegnare il futuro del Paese. In Svizzera e Austria stanno costruendo sette tunnel, restare indietro significa perdere terreno con gli altri competitor europei e non far crescere le nostre imprese che invece quotidianamente fanno di tutto per restare sul mercato, nonostante una burocrazia insostenibile.

Ci siamo tanto spesso lamentati di una burocrazia resistente, timida, capace di un contributo esclusivamente inerziale; ci siamo lamentati di una legislazione barocca e contraddittoria che finisce per armare la volontà degli inconcludenti, prima che degli incompetenti.

L'infrastruttura chiamata Tav, nasce da un ambizioso progetto degli anni Novanta che vorrebbe collegare - con indubbi benefici economici per tutti - con 235 km di binari Torino e Lione, per agevolare il trasporto di merci ferroviarie.

La Tav, così come la Pedemontana, è una delle opere fondamentali per il futuro dell'Italia e per la sua integrazione con il sistema dei trasporti ferroviari europei, che vuol dire meno Tir sulle strade, vuol dire intermodalità, vuol dire minor impatto ambientale: inquina certamente meno il trasporto ferroviario di quello su gomma.

Nulla deve ostacolare il potenziamento delle infrastrutture in questo Paese. Per le nostre imprese i collegamenti rapidi sono di vitale importanza per consentire loro di restare al passo nel mercato interno e in quello internazionale.

Sindaci, cittadini, associazioni provenienti da ogni parte d'Italia si sono ritrovati per manifestare in favore dell'alta velocità, contro le forze politiche che intendono bloccare i cantieri. È un movimento che continuerà nel Paese, finché non vedremo affermata una volontà di sviluppo e crescita che qualcuno sembra voler minacciare.

L'ho detto con una battuta in un'intervista a "Porta a Porta": anche l'oliva ascolana, per arrivare fresca e morbida oltre le Alpi ha bisogno di infrastrutture che consentano trasporti veloci e a costi ridotti. Il treno resta un veicolo indispensabile per trasporti di questi tipi.

Battute a parte l'Italia ha bisogno di grandi opere; si rischia di assistere a una alleanza imprevedibile tra la peggiore burocrazia, che frena di fatto, da anni, la realizzazione di opere di grande interesse pubblico, e una opinione pubblica retriva e passatista che fa di tutto per bloccare lo sviluppo del Paese in nome di una malintesa salvaguardia ambientale.

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