Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Economia

La Diciotti ferma la nomina del commissario Inps e il decretone

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Lunedì 18 febbraio 2019 sarà una data da cerchiare in rosso nella storia più che centenaria dell'Inps. La sedia del presidente è rimasta vuota. E non è detto che sarà un episodio a cui associare i contorni della dell'eccezionalità perché la quadra tra i 5 stelle e la Lega per scegliere il commissario-traghettatore ancora non c'è. È un problema di nome, ma è soprattutto una questione di priorità. Quella dei pentastellati - che non vogliono farsi sfuggire un tesoretto imprescindibile per il reddito di cittadinanza - si chiama Diciotti. Una fonte del Movimento di primo livello lo spiega chiaramente a Huffpost: "Oggi non c'è spazio per altro se non per il voto su Rousseau". Al Senato, dove è in corso l'esame del decretone con le misure bandiera del reddito e della quota 100, è tutto fermo. Tre rinvii per la commissione Lavoro, i pareri della Bilancio che ancora non si vedono perché - sussurra qualche uomo del Carroccio nei corridoi - "bisogna vedere come va il voto". Tradotto: se il governo tiene.

La vicenda Diciotti fagocita l'agenda del governo e congela i rapporti tra i due partiti. Il voto online dei grillini, tra l'altro in modalità confusione, crea fibrillazione nei dossier che necessitano ancora di discussioni. Il rinvio è quindi una scelta imposta. Dietro le rassicurazioni del sottosegretario al Lavoro in quota Lega, Claudio Durigon, sul fatto che l'Inps può andare avanti con la gestione ordinaria grazie al direttore generale c'è in realtà la consapevolezza che la sedia del posto di comando non può restare vuota per molti giorni. Intanto, arriva il primo ricorso contro il reddito di cittadinanza. Lo firma la Regione Toscana, che contesta il percorso immaginato dal governo per assumere i "navigator", la nuova figura voluta da Luigi Di Maio. E potrebbe fare da apripista per altre Regioni, già da settimane sul piede di guerra. Il ricorso alla Corte costituzionale per chiedere che si rispettino tutte le procedure concorsuali (inclusi i diritti di chi ha già fatto concorsi) e non si assumano precari. La Toscana, con Cristina Grieco, che guida il tavolo delle Regioni sul lavoro stabilisce un concorso per assumere presso i centri per l'impiego.

Tornando all'Inps, il cervellone dell'istituto deve lavorare a ritmi serrati per gestire l'avvio della quota 100 e l'erogazione del reddito di cittadinanza. Lo sa lo stesso governo tanto è vero che si è scelto di tamponare l'assenza di un'intesa politica sul nome del presidente con la scelta di un commissario che tenga le redini dell'Istituto fino a metà marzo. Poi, con la conversione in legge del decretone da parte del Parlamento, spazio alla formula del presidente affiancato da quattro consiglieri, nella speranza che si possa creare intanto quel clima necessario per individuare un nome che piaccia sia ai 5 stelle che alla Lega.

Una nomina temporanea come quella del commissario, per lo più legata a un profilo non di spicco, richiederebbe poco tempo. Eppure oggi, proprio a causa della vicenda Diciotti, il dossier è rimasto chiuso. Nessun incontro tra le delegazione dei due partiti che stanno guidando la trattativa. Nelle retrovie si è fatto il nome di Paolo Reboani, dirigente del ministero del Lavoro, ma una fonte leghista è più che scettica: "Non ho mai sentito questo nome". È un chiaro segnale che fino a quando non ci sarà il clima politico idoneo, quel minimo che serve per procedere alla nomina, anche quella del commissario resterà una partita congelata. Almeno fino a martedì.

L'Inps, come si diceva, non è la sola vittima dell'effetto Diciotti. A palazzo Madama è stata una giornata marcata da ritmi lentissimi sul decretone. La commissione Lavoro è stata rinviata per tre volte: riprenderà l'esame del provvedimento solo martedì mattina. Il testo è atteso in aula tra mercoledì e giovedì, ma la situazione è ancora ingarbugliata. Mancano ancora i pareri della commissione Bilancio - quelli legati al profilo finanziario e quindi alla sostenibilità o meno delle norme - su più di 60 emendamenti, tra i quali figurano quelli presentati dalla Lega per ridimensionare le ambizioni del reddito di cittadinanza voluto dai 5 stelle. Il presidente della commissione Daniele Pesco non ha potuto fare altro che alzare le mani: "È quasi una sofferenza ammettere che c'è qualcosa di questa portata che non va tra noi, il governo e gli uffici". Dai ministeri, tra cui anche il Tesoro, non arriva ancora il via libera. Ostaggi della Diciotti. Con le due misure bandiera finite nel pantano parlamentare.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione