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Politica

Arresto De Vito, la paura M5s che la macchia si allarghi

ANSA foto
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"Marcello De Vito ne ha convinti altri? E se sì quanti? Cosa c'è che non sappiamo?". Nel primo pomeriggio fuori dal Palazzo un uomo molto vicino a Luigi Di Maio esterna tutte le preoccupazioni legate all'arresto del presidente dell'Assemblea capitolina. L'ordinanza è chiara: nessun altro esponente 5 stelle rientrerebbe nel filone d'indagine "Congiunzione astrale" che ha portato alle manette per l'esponente stellato. Ma il timore, inconfessabile per cultura e storia del Movimento, è che una delle motivazioni della custodia cautelare sia quello di farlo crollare di fronte agli interrogatori di garanzia. E che la macchiolina sul vestito M5s si possa allargare con effetti incontrollabili. Di buon mattino al Senato arriva un big della comunicazione. Abbassa la voce e chiede: "Sai se ce ne sono altri?".

Sta tutta qui la questione. La war room del capo politico ha tenuto riunioni su riunioni senza soluzione di continuità. Per tutto il giorno il vicepremier è rimasto chiuso nei suoi uffici a Palazzo Chigi, con un occhio al fronte giudiziario e l'altro a quello dello Sblocca cantieri, sul quale è andato in scena un lunghissimo braccio di ferro con Matteo Salvini, anche lui nella sede del governo a qualche corridoio di distanza. La convinzione di Di Maio è riassumibile così: se il caso è isolato, l'espulsione e la damnatio memoriae del primo candidato M5s alla poltrona di sindaco capitolino dovrebbe costituire l'adeguato cordone sanitario per contenere la vicenda. Appena uscita la notizia, il leader stellato ha chiamato Virginia Raggi. Il sindaco si è detto totalmente estraneo alla vicenda, ha assicurato che la vicenda sia circoscrivibile, ha assicurato provvedimenti rapidi. Tempo qualche minuto, e Di Maio ha consegnato a Facebook durissime parole d'espulsione: "Quanto successo è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi".

Nel corso della giornata le telefonate con la prima cittadina si sono susseguite: "Virginia, noi lo stadio lo dobbiamo fare – ha spiegato – ma dobbiamo stanare altre eventuali mele marce, soprattutto fra i tecnici". La partita si gioca tutta su un crinale: confinare la storia (come la definisce un deputato) di "un pesce piccolo in un contesto molto grande", o vedersela esplodere in mano per sviluppi improvvisi, senza poterne controllare i confini.

Anche per questo l'idea di un nuovo Direttorio, come anche quella di un "commissariamento soft", che pur è stata menzionata nel corso della giornata, è quasi subito tramontata. La paura è quella di mescolare locale e nazionale e scottarsi con una patata bollente che è meglio tenere il più possibile lontano dalle stanze del governo. Perché nel tempo il rapporto complicato con la prima cittadina è stato ricucito, ma la fiducia dopo i casi Marra/Romeo e la gestione superficiale di molti dossier non è ancora piena. Massimo Bugani, collaboratore di Di Maio e nel board di Rousseau, sarebbe salito nel pomeriggio in Campidoglio proprio per tastare il polso della situazione e avere un quadro più chiaro di quel che sta succedendo sul colle romano.

Ma la sindaca confida di uscirne indenne. Anche perché, è noto da tempo, De Vito era una sorta di separato in casa rispetto al sindaco. La sua candidatura allo scranno più alto del Campidoglio è stata bloccata da un dossieraggio interno, finito in una bolla di sapone, e il consigliere, considerato molto vicino a Roberta Lombardi, non si era mai riappacificato del tutto con la Raggi. Che non ha impiegato più di tanto a scaricarlo, prima via social network, poi liquidandolo a Porta a Porta: "È noto a tutti che lui e Roberta Lombardi non mi amavano molto", ha spiegato, limitando la sua frequentazione con il collega a un rapporto d'aula.

Certo, la situazione in maggioranza non è affatto semplice. Una riunione abbastanza tesa in serata con tutta la maggioranza stellata ha fatto il punto della situazione. Che potrebbe subire un'ulteriore scossa dalla volontà di addio della consigliera Monica Montella, che avrebbe motivato la sua intenzione come conseguenza della gestione della vicenda stadio, ormai diventata insostenibile. Altre nubi all'orizzonte. Ma ci si metterà la testa una volta passata questa tempesta.

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