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Economia

Salvataggi bancari, scaricabarile di responsabilità fra Vestager e Bankitalia

ASSOCIATED PRESS
ASSOCIATED PRESS 

Si allarga la querelle fra Roma e l'Europa sui salvataggi bancari: il giorno dopo che il Tribunale dell'Ue ha riabilitato l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per salvare Tercas, che venne vietato da Bruxelles, la commissaria Antitrust Margrethe Vestager gira a Bankitalia la responsabilità della ristrutturazione delle 4 banche che, sul precedente del caso Tercas, non poterono usare quei fondi. Da Bankitalia trapela una replica: ci fu il veto di Bruxelles sull'uso del Fitd anche per una porposta in extremis.

E il governo italiano valuta una richiesta di danni all'Ue. La sentenza della seconda più alta corte europea "la esamineremo, è una sentenza importante ed è appena uscita, chiarisce molti aspetti che erano stati sostenuti all'epoca", ha detto oggi il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi rispondendo alla domanda se il governo valuti una richiesta di risarcimento alla Commissione europea.

Il primo livello dello scontro riguarda il salvataggio di Tercas da parte della Popolare di Bari, che si disse disposta a rilevare l'istituto teramano a patto che ne fosse ripianato il buco patrimoniale: lo fece il Fitd, appunto, con 300 milioni che però vennero giudicati un illegittimo aiuto di Stato dal team della Vestager, dunque restituiti per poi tornare a Tercas, con una partita di giro, da un fondo volontario 'clone' del Fitd.

Una decisione costata "un miliardo di raccolta", ha sottolineato oggi il presidente di PopBari Marco Jacobini lasciando la riunione dell'Abi.

Nel frattempo però Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche furono messe in risoluzione dalla Banca d'Italia il 22 novembre di quell'anno, imponendo il 'burden sharing' ossia le perdite agli obbligazionisti subordinati, contestatissime e al centro dello scontro politico, oltre all'azzeramento degli azionisti. Fu l'orientamento della Commissione Ue, notificato prima della bocciatura ufficiale, a dicembre di quell'anno, dell'intervento del Fitd, che secondo il presidente dell'Abi Antonio Patuelli bloccò "gli interventi di salvataggio preventivo".

Una tesi rigettata dalla Vestager: la risoluzione delle quattro banche fu "una decisione di Bankitalia". E non fu la decisione su Tercas a generare "la catena di eventi" che si ripercosse sulle quattro banche, ma "un'altra catena di eventi".

Riferimento implicito agli scambi con l'Italia, già negli anni precedenti, con cui la Ue esortava a trovare soluzioni giuridicamente accettabili per gestire il fallimento, ben precedente alla risoluzione, delle quattro banche.

Da Bankitalia, fonti rilevano che fu la posizione assunta dall'esecutivo europeo a fine 2015 a rendere impraticabile l'intervento preventivo del Fitd, respingendo anche una proposta 'in extremis', avanzata a settembre di quell'anno, che prevedeva l'intervento del Fitd ma anche la copertura delle perdite a attraverso una forma di 'burden sharing' a carico di azionisti e creditori subordinati. A quel punto la risoluzione fi scelta dalle autorità italiane dal momento che l'unica alternativa che avevano a disposizione, preclusa la strada del Fitd. sarebbe stata la liquidazione con effetti ancora più negativi.

Una sorta di dialogo fra sordi intorno al veto al Fitd posto da Bruxelles che il Tribunale Ue ha giudicato legittimo, con una sentenza che il presidente dei banchieri Patuelli ha giudicato oggi "rivoluzionaria". ribadendo la richiesta di dimissioni alla "baldanzosa" Vestager per i "costi incalcolabili" dell'orientamento europeo. La Commissione europea potrà fare ricorso entro 60 giorni alla Corte di giustizia dell'Unione europea, che può ribaltare la sentenza della Corte generale: "non abbiamo ancora preso una decisione", ha detto Vestager. Le implicazioni sono enormi: c'è in ballo la possibilità - per i paesi dell'Eurozona - di usare i fondi di assicurazione dei depositi per intervenire con una soluzione 'mutualistica', o 'di sistema', aggirando i paletti della direttiva Brrd. Ed evitare così il boccone, politicamente amarissimo, del 'burden sharing' e del bail in. E, nel caso italiano, consentendo al Fitd di muoversi agilmente, con una decisione del cda, anziché dover passare dalle delibere 'autonome' di ciascuna singola banca per dotare di capitale un fondo 'volontario' ad ogni intervento di salvataggio. Ma con la conseguenza di sdoganare un sistema che spalma fra banche deboli gli oneri dei salvataggi di banche debolissime.

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