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Politica

Salvini si salva sul caso Diciotti ma grazie ai voti di Berlusconi e Fratelli d'Italia

ASSOCIATED PRESS
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Per il Movimento 5 Stelle è il giorno più nero. La giornata inizia con l'arresto del presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito e finisce con la presa d'atto che i dissidenti ammontano a un numero tale da poter condizionare le sorti del governo. I più intransigenti hanno mostrato i muscoli in Aula alla prova dei fatti. Non più tweet e post su Facebook, la ribellione diventa sempre più dura. E infatti Matteo Salvini non andrà davanti ai giudici del tribunale dei ministri di Catania che lo ha accusato di sequestro dei migranti a bordo della nave Diciotti, ma la richiesta è stata respinta grazie al soccorso di Forza Italia e Fratelli d'Italia. Fosse dipeso dalla sola maggioranza di governo, il ministro dell'Interno verrebbe processato.

Il conto è presto fatto. La maggioranza assoluta, quella da raggiungere in questa votazione, era di 161 senatori. La maggioranza gialloverde si è fermata a quota 157. Hanno votato per non concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro 97 senatori M5s (3 i senatori M5s contrari e 7 non hanno partecipato al voto) e 56 leghisti (2 assenti). In più hanno votato 6 senatori del gruppo misto: gli ex M5s Buccarella, Martelli e De Bonis, e poi Nicola Calandrini, Cario Adriano, Ricardo Merlo. Ma di questi solo 4 sono organici alla maggioranza di governo. Calandrini non lo è essendo appena subentrato al neopresidente abruzzese Marsilio, di FdI. Cario, senatore eletto in America del Sud, ha invece già votato la fiducia al governo insieme a Ricardo Merlo, sottosegretario del governo Conte. Gli ex M5s Buccarella e Martelli hanno votato la fiducia a Conte. Mentre non lo ha fatto sul decreto sicurezza Saverio De Bonis che è stato espulso dal Movimento. Oggi però ha votato per salvare Salvini. Sono da considerarsi invece estranei alla maggioranza tre senatori delle autonomie che pure hanno votato a favore di Salvini e cioè Pierferdinando Casini, Meinhard Durnwalder e Dieter Steger.

Pallottoliere alla mano, nonostante gli annunci del capogruppo M5s Stefano Patuanelli, la maggioranza non è autosufficiente. Ciò apre uno psicodramma nel mondo pentastellato. Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura si autodenunciano. Il capogruppo si mostra intransigente: "Parte la segnalazione ai probiviri". E sui tempi per la decisione "c'è un termine ordinatorio e non perentorio di 90 giorni. I tempi possono essere più rapidi o più lunghi, non dipende da me". Sta di fatto che, se le tre senatrici venissero cacciate dal Movimento, i numeri del governo verrebbero davvero ridotti al minimo.

Non solo. Il dissenso delle senatrici M5s incontra il favore di due consigliere pentastellate di Torino, Daniela Albano e Maura Paoli, scottate dal caso Tav. "Io sto con Paola Nugnes. Cacciate i servi, non le ribelli", scrive infatti su Facebook la prima. Mentre l'altra esprime "solidarietà a Nugnes e Fattori. Il voto di oggi è una vergogna". Il clima è questo e dà gioco facile al Pd per attaccare. Ecco Andrea Marcucci: "A difendere Salvini dai giudici scendono in campo Renato Schifani, l'uomo che Berlusconi ha voluto alla guida del Senato, e Michele Giarrusso, quelle delle manette". Pietro Grasso, in rappresentanza di LeU, ha rimarcato che "come tutti i cittadini, anche i ministri, nell'esercizio delle loro funzioni, commettono dei reati e devono risponderne davanti alla giustizia". Gregorio De Falco, ex M5s oggi confluito nel gruppo Misto, si è rivolto ai colleghi del Movimento invitandoli a votare "da donne e uomini liberi".

La tensione nei corridoi, in casa M5s, è evidente. L'incrocio del caso De Vito e di quello Diciotti è fatale. "Avevamo capito che il voto sulla Diciotti avrebbe segnato una brutta giornata, ma non ci aspettavamo tutto questo", ammette un senatore. Mentre Salvini, che durante il suo intervento in Aula si è commosso, a tarda sera twitta una sua foto con il "Grazie". La Lega porta a casa il risultato, il Movimento ne esce ammaccato.

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