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Politica

Papà della patria

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"Sì alla cittadinanza a Ramy perché è come se fosse mio figlio...". Matteo Salvini ci ripensa e l'annuncia al Maurizio Costanzo Show. Poi stringe anche la mano al cantante Mahmood, con cui non aveva certo simpatizzato dopo la vittoria a Sanremo. Ma: "Mio figlio è super fan". E via con la richiesta di un autografo: "lo porto a casa molto volentieri". Figli, figli e figli... nel loro nome, da papà della patria il vicepremier accoglie la richiesta del suo pari, Di Maio. L'ennesima divisione ideologica tra le due componenti della coalizione è evitata, seguirà photo opportunity al Viminale.

Figli, figli, figli... un riferimento a loro anche nella recente vicenda Diciotti. "Mai pensato di intervenire per sequestro di persona. Per l'Italia e per i miei figli non ho, ne avrò mai paura", dirà Salvini nell'emozionato discorso al Senato che boccerà l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti. E "Matteo Salvini con i figli al parco giochi, antidoto contro le polemiche", segnalava Vanity Fair a poche ore dal voto su Rousseau, che avrebbe dovuto decidere del comportamento dei 5 stelle.

Non manca il lato pop. Ecco dunque la foto su Instagram con bimba sulla neve - presumibilmente la sua piccola di 6 anni - a cui Salvini tende la mano, dolce e rassicurante, e la frase: "Auguri a tutti i Papà". O un ampio servizio con "Capitan Papà" e i due ragazzi su Novella 2000, che scrive, non senza una qualche retorica: "Chi lo conosce sa tuttavia che, indipendentemente da cosa stia facendo e da dove si trovi, quando i figli chiamano Matteo Salvini è sempre pronto a rispondere. Per parlare con loro s'interrompono riunioni, si rinviano incontri, si cancellano impegni".

Figli, figli e figli... questo solo per restare nell'ultimo mese. Un'escalation comunicativa in cui Matteo Salvini, forse consapevole di essere troppo percepito come cattivo ("il truce", copyright Giuliano Ferrara), prova a restituire al Paese l'immagine di papà rassicurante.

Svolta dunque buonista, da leggere banalmente come il tentativo - capitalizzato per bene il consenso degli arrabbiati - di andare a prendere quello dei moderati (ossia di Forza Italia e dintorni) usando la tecnica nota del bastone e della carota. "Prima l'impaurisco, poi li rassicuro quindi li conquisto",sintetizzava Antonio Padellaro sul Fatto l'estate scorsa quando il Capitano si era fatto selfie "congruppo di ragazzi di colore, probabilmente irregolari".

Ma anche - o soprattutto - svolta politica, vista da una duplice angolazione.

In primis, per difendere la coalizione giallo-verde da una ormai sin troppo evidente accusa di divisione ideologica. Divisi sulla Via della Seta, divisi sulla Tav, divisi sull'autonomia, divisi sulla flat tax... Divisi persino sulla cittadinanza al giovane eroe dello scuolabus di San Donato milanese. Forse un po' troppo per stare ancora insieme, anche se non è il momento adatto - come scriveva ieri De Angelis su questo giornale - per non starci più. E dunque, per partire dalla cosa più facile (e più condivisa dall'opinione pubblica) ecco l'apertura salviniana almeno su Ramy.

Che sarà presto cittadino italiano, ma non in quanto figlio dello ius soli, ma dell'eccezionalità di un gesto - salvare 50 coetanei da strage - difficilmente generalizzabile alle centinaia di migliaia di bambini, nati qui da genitori stranieri e alle prese con quotidianità (fortunatamente) più banali. Apertura che ha ottenuto il rapido plauso di Di Maio, ma vedremo se impedirà il chiarimento richiesto oggi dal vicepremier pentastellato.

Tanto più - e qui veniamo al secondo aspetto politico che si può trarre dall'accelerazione da papà (single) della patria di Salvini - che i due non sono per nulla d'accordo sul senso del prossimo appuntamento di Verona. Quel Congresso mondiale sulle Famiglie - da cui il premier Conte ha tolto il patrocinio - evento che lo stesso Di Maio (che oggi ha anche stoppato su modifiche alla 194) ha definito "un festeggiamento di un nuovo Medioevo che io non vado a festeggiare".

Evento a cui invece il leader leghista ha annunciato fieramente la partecipazione. Rispondendo nel merito (in un altro tinello familiare per eccellenza, Porta a Porta): "La storia del Medioevo mi affascinava all'università, al convegno porterò la mia esperienza di papà". E, dopo aver vaticinato che "se non mettiamo gli italiani nelle condizioni di avere figli, nel 2050 questo Paese non c'è più, sarà una enorme casa di riposo". Ribadendo che a Verona, "dirà le parole del Papa". Stavolta, senza l'accento.

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