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Politica

Conte dice sì alla Tav. Rumors su dimissioni di Toninelli, ma lui vuole restare

ASSOCIATED PRESS
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La Tav si farà perché “in gioco ci sono molti soldi degli italiani e non realizzarla costerà più che realizzarla”. Giuseppe Conte alle otto di sera si materializza in diretta Facebook, al termine di una giornata durante la quale si sono rincorse molte voci, anche di dimissioni di Danilo Toninelli. Il quale alla fine accetta la linea del governo, resta ministro dei Trasporti aggrappandosi ai 3 miliardi, citati dal presidente del Consiglio, che si risparmiano grazie all’incremento dei fondi comunitari. Quindi, secondo fonti del Mit, “l’analisi costi-benefici è stata ribaltata, con un risparmio di risorse per altre opere realmente prioritarie”. Quanto basta per tenere in piedi il governo, scongiurarne la caduta nonostante anni e anni di battaglie grilline No-Tav.

Ormai il tempo rimanente è poco. Venerdì l’Italia dovrà inviare all’Inea, l’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti della Commissione Europea, la missiva decisiva sul futuro della Tav. E nel giorno cui la legge sull’Autonomia è stata per adesso congelata, la Lega ha preteso dal presidente del Consiglio una presa di posizione forte e chiara sull’Alta velocità. E infatti eccola: “Non potremo bloccare l’opera”. L’esultanza di Matteo Salvini è immediata.

Quella dei 5Stelle decisamente non c’è. “Noi restiamo No-Tav. Chiederemo il voto del Parlamento e vedremo chi è a favore di un progetto vecchio di 30 anni e chi invece sceglierà di avere coraggio”, scrivono i capigruppo M5S Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva consapevoli che i numeri per bloccare l’opera non ci sono. Sulla stessa linea poco dopo è Luigi Di Maio: “Non abbiamo paura a rimanere soli”. Viene fuori dunque un gioco politico che ha come tentitavo quello di salvare la faccia di fronte agli attivisti storici, dal momento che, in un nome della ragion di governo, alla fine andrà bene anche la realizzazione della Tav.

ll premier sta scrivendo la missiva ma la firma in calce sarà di Danilo Toninelli. L’Alta velocità Torino-Lione, tra i 5Stelle, è già stata ribattezzata ironicamente la “Tav zero” per parafrasare l’ormai famoso “mandato zero”, cioè il primo mandato dei consiglieri comunali grillini che non sarà conteggiato. In sostanza, così come nelle ultime quarantotto ore è venuta meno la regola del doppio mandato, adesso è caduto anche il No alla Tav. Il governo si appresta quindi a confermare i finanziamenti europei e comunicherà l’intenzione di rispettare gli impegni e le scadenze concordate con l’Europa sull’Alta velocità Torino-Lione.

Per far capire che non ci sono alternative, il capo del governo precisa che “solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale, viste le leggi di ratifica adottate a suo tempo”. In più sottolinea l’aumento dei fondi da parte dell’Unione europea: “Il dato nuovo è che l’impatto finanziario per l’Italia è destinato a cambiare dopo l’ulteriore apporto, dal 40 al 55%, dell’Unione europea, nella realizzazione dell’opera. Fondi europei che sono assicurati solo per realizzare il Tav e non potremmo farne un uso alternativo”. Con queste ultime parole, in particolare, crolla l’intera narrazione grillina del No alla Tav.

Quindi in caso di risposta negativa l’Italia avrebbe perso non solo i fondi europei ma avrebbe dovuto restituire anche quelli già ottenuti mettendo la parola fine all’Alta velocità. Nella dinamica internazionale il governo Conte non se lo può permettere, ma anche sul fronte interno il premier Conte sa che la Lega non transige. In cambio il presidente del Consiglio ha strappato un rallentamento della legge sull’Autonomia. “Con il sì all’Autonomia giovedì e il sì alla Tav venerdì saremmo scoppiati”, confessa un deputato grillino.

Intanto però, nel Movimento 5 Stelle, cresce la tensione. Il fronte degli intransigenti è guidato dal senatore Alberto Airola che nel pomeriggio ha detto che starebbe valutando le dimissioni salvo poi correggere un po’ il tiro. Ma la parte più consistente del Movimento la vede in maniera diversa consapevole ormai che le reminiscenze del passato vanno abbandonate per lasciare spazio all’Alta velocità e alla sovravvivenza del governo.

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