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Economia

Tonnellate di ghiaccio e super hangar. Per il vaccino "una sfida mai vista"

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Aggiornamento del 9/11/2020: riproponiamo l’articolo sulla catena del freddo per il trasporto del vaccino anti-Covid e l’appello dei big della logistica al Governo per preparare al più presto un piano d’azione per la distribuzione. Oggi Pfizer e BioNTech hanno annunciato che il vaccino a cui stanno lavorando ha rivelato una efficacia superiore alle attese, pari al 90%. Il vaccino, come quello AstroZeneca-Irbm-Oxford, necessità di temperature di conservazione molto rigide, di circa -80°.

“Sui vaccini non c’è più tempo da perdere se non vogliamo essere colti di sorpresa come accaduto con la seconda ondata dell’epidemia”. Le imprese della logistica sanitaria da giorni chiedono al Governo di attivarsi tempestivamente per programmare e monitorare tutta la catena di approvvigionamento del vaccino in fase di sperimentazione. In anticipo, perché c’è da organizzare tutto: dai mezzi di trasporto ai magazzini, dalle modalità di stoccaggio alla sorveglianza contro i probabili furti fino allo ultimo miglio della filiera che porta alla somministrazione. E i tempi, stando alle incoraggianti notizie che arrivano dalla ricerca scientifica, non dovranno essere lunghissimi. Come ha rivelato lunedì il colosso farmaceutico AstroZeneca, uno dei dieci vaccini sperimentali nella fase III - cioè l’ultima prima della distribuzione su larga scala se non ci saranno esiti avversi e l’Ema darà la sua approvazione - ha generato una forte risposta immunitaria negli anziani. Un segnale che lascia ben sperare sull’efficacia del vaccino e sui tempi per la consegna delle prime dosi: il presidente della Irbm di Pomezia, che ha lavorato con l’Università di Oxford al vaccino AstraZeneca, è convinto che “se si riuscirà a finire la sperimentazione di fase III entro dicembre, senza nessun evento avverso - ha detto Piero Di Lorenzo - ragionevolmente entro la fine dell’anno arriveranno le prime dosi”. Si tratta, in numeri, di circa 2-3 milioni di flaconi da somministrare ai soggetti più a rischio. Ma è solo un primo assaggio.

Per avere una idea: secondo uno studio di Dhl Deutsche Post e McKinsey, nel mondo saranno circa dieci miliardi le dosi da movimentare, per un totale di 200mila spedizioni di pallet e 15 milioni di container. È la più grande sfida che la logistica sanitaria mondiale abbia mai dovuto affrontare. Per l’Italia si prevede una distribuzione di 20-30 milioni di dosi solo nel primo trimestre del 2021 che richiederanno uno sforzo sovrumano in termini di organizzazione e coordinamento di tutti gli operatori: vettori aerei, spedizionieri, scali aeroportuali, dogane e Usmaf, hub logististici e i magazzini per la conservazione, sorveglianza, compagnie assicurative. Una filiera già rodata e che ogni anno garantisce puntualmente le vaccinazioni stagionali. Ma stavolta è diverso, anche perché, come ha riportato la Reuters, la Commissione Europea teme che le dosi di vaccino prenotate non siano sufficienti per tutta la popolazione Ue prima del 2022.

I rischi maggiori per il vaccino anti-Covid arrivano dalla cosiddetta “catena del freddo”. La gran parte dei vaccini viene conservata a una temperatura che va dai 2° agli 8° Celsius. Alcuni necessitano di temperature inferiori, fino a -20°. Ma per quello contro il Covid potrebbero servire spazi refrigerati capaci di arrivare a temperature proibitive, fino a -70°. Diverse aziende come FedEx e Ups stanno investendo in spazi refrigerati, in Belgio e in Germania già sono partiti i lavori negli aeroporti per creare locali adeguati all’immagazzinamento delle fiale. 

“Abbiamo scritto al Governo per attivare in tempi celeri un canale di comunicazione”, dice all’HuffPost Pierluigi Petrone di Assoram, la logistica sanitaria e braccio operativo delle aziende farmaceutiche. “Ci serve sapere quanto spazio di stoccaggio serve, quale parco corriere occorre, tempistiche e requisiti di stoccaggio”, continua Petrone. Il mondo della logistica health rappresentato da Assoram, che ha tra i suoi iscritti oltre 160 magazzini autorizzati dislocati sull’intero territorio nazionale, sta accelerando l’analisi della catena integrata di approvvigionamento e distribuzione delle scorte di vaccini anti-Covid19 che arriveranno nel corso del prossimo anno. “Una sfida mai vista soprattutto per ciò che concerne i requisiti di sicurezza nello stoccaggio e trasporto a temperatura, visto che molto probabilmente alcuni vaccini dovranno essere sottoposti a rigorosi standard che potranno raggiungere temperature fino a -80°”.

Non solo: c’è molta preoccupazione per affrontare “l’ultimo miglio” della distribuzione, in particolare nelle regioni remote difficili da raggiungere con la refrigerazione estrema. Bisognerà assicurare un attento monitoraggio delle temperatura ad ogni rottura di carico. E quando arriveranno all’ultimo miglio (Asl, medici di base, centri vaccinali, ospedali) bisogna assolutamente evitare che le dosi subiscano sbalzi termici. “Serve una condivisione di strategia e anche un supporto economico, oggi non ci sono magazzini in grado di garantire queste temperature”, continua Petrone. “Bisogna evitare che si ripeta lo spettacolo visto con l’approvvigionamento di mascherine chirurgiche”.

Dal Ministero dei Trasporti fanno sapere che in queste ore si sta lavorando a un tavolo, in coordinamento con gli uffici del Commissario Arcuri e il Ministero della Salute, per andare incontro alle richieste degli operatori logistici e affrontare tutti gli ostacoli lungo il percorso. Come risulta all’HuffPost, la prossima settimana ci sarà il primo confronto su diversi temi che rendono complessa l’operazione vaccini. Trasporto e stoccaggio, prima di tutto. Ma anche la sicurezza.

“Chi vigilerà sul trasporto delle dosi per centinaia di chilometri? E una volta arrivate a destinazione, chi baderà alla sicurezza nelle aree di stoccaggio è smistamento?”, si chiede Petrone. Perché è lecito attendersi che, una volta pronto il vaccino, partirà l’assalto con ogni mezzo, lecito e non. “Ci sono importanti fideiussioni assicurative da stipulare, perché è chiaro che le aziende del trasporto non possono garantire da sole la sicurezza dei carichi”, dice Ivano Russo, direttore generale di Confetra, la confederazione delle imprese logistiche che hanno accolto con favore la disponibilità del Governo a sedersi con loro al tavolo: “Sarà la più impegnativa operazione logistica del pharma nella storia del Paese. Procedure in import e controlli da uniformare, offerta di magazzini e stiva a temperatura controllata da mappare e organizzare, fino alla distribuzione di ultimo miglio. La prossima settimana, se ci sarà questo tavolo con il MiT e la struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri, metteremo a disposizione il nostro know-how”, ha detto Russo. 

All’estero, d’altronde, c’è già chi si sta muovendo. “L’aeroporto di Francoforte si sta adoperando per allargare i magazzini, e non è l’unico in Europa che si è mosso con largo anticipo, anche in Belgio sono già iniziati i lavori”, dice all’HuffPost Alessandro Albertini, presidente di Anama, l’associazione degli agenti per le merci aeree. “Bisogna pensare a tutto: se i vaccini viaggiano sugli aerei allora servirà il ghiaccio secco per non avere sbalzi di temperatura che potrebbero comprometterne l’efficacia già durante il viaggio. E il ghiaccio secco ha vita breve”. L’aeroporto tedesco si sta attrezzando proprio per organizzare i magazzini. Operazioni analoghe dovranno essere eseguite probabilmente anche a Malpensa e Fiumicino, i due papabili hub per il Centro Nord e il Centro Sud. Per capire: per 40 milioni di dosi di vaccino possono servire fino a un milione e trecentomila contenitori o scatole, e ognuno può aver bisogno - dipende dai tempi di viaggio e di immagazzinamento - fino a 150 chilogrammi di ghiaccio secco. Si sta parlando di una cifra monstre, circa duecento milioni di chili di ghiaccio secco. Senza contare che, sst

“Noi - continua Albertini - non abbiamo tanti spazi in grado di conservare a certe temperature, ci servono presto strutture attrezzate e il know-how per affrontare una sfida completamente nuova per la filiera”.

Il premier Giuseppe Conte ha promesso tre milioni di dosi già entro Natale e subito dopo altre decine di milioni. Ma non basta un vaccino perché tutto vada bene: “Il trattamento delle basse temperature è estremamente complesso”, aggiunge Mila De Iure, dg di Assoram. “Alcuni grandi player si stanno già muovendo. E’ il momento per noi di iniziare a fare lo stesso, con l’aiuto delle istituzioni”. Per tempo, prima che scada.

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