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Cronaca

Il saluto a Gianluca e Flavio, la trappola della droga continua

ANSA
ANSA 

Due adolescenti sono morti. Questo è il fatto noto alla cronaca. Due adolescenti sono morti ancora per assunzione di droga: questa la causa chimica e fisica accertata che ha portato Gianluca e Flavio, adolescenti di Terni, a lasciare per sempre le loro speranze e i loro sogni.

Ma dove si innesta, fiorisce e marcisce la causa reale che porta due sorrisi di 15 e 16 anni, aperti all’esistenza, a prendere la rincorsa sul trampolino di morte? Raggiungere gli amici, giocare a calcio, appartarsi per poco tempo e inalare, fumare, sniffare: provare a sentirsi grandi. È la coniugazione di quei verbi neri che accomuna tantissimi giovani e giovanissimi. Studenti che sanno tutto delle droghe ma molto poco di come si possa arrivare velocemente a morire.

La domanda in realtà è un’altra e per comprenderla dovremmo provare a capovolgere il mondo, a ribaltare le convenzionali categorie di pensiero che condizionano scelte e comportamenti: cosa sanno, i giovani, della vita e della bellezza che in essa si dischiude?

Nessuna volontà di assumere i panni del censore ma qualcuno dovrà pur rispondere per ciò che sembra continuare a mancare in gran parte del nostro Paese: il richiamo innato alla legalità e a quell’atteggiamento conforme alle regole e alle leggi che fa di un ragazzo che cresce un cittadino onesto e sano.

Gianluca e Flavio si sono illusi di avere scelto, li hanno illusi, e l’amarezza divora le coscienze e siamo tutti stanchi di essere politicamente corretti mentre ci si arrocca in posizioni difensive rispetto al giro del malaffare. Fare il salto è questione di secondi e a noi non interessa il moralismo e neppure fare propri quegli atteggiamenti che Giulio Salierno ha definito “umanitarismo astratto, buonismo imbecille e occhiuta repressione”.

Sappiamo tutti che reprimere non basta, occorre educare, riappropriarsi della cultura del benessere. A noi interessa sollevare dubbi e dire a gran voce che per essere cittadini che operano attraverso la legalità occorre conoscere e dire con la stessa convinzione cosa sia l’illegalità. È doveroso farlo in famiglia, occorre continuare a farlo nelle aule di tutte le scuole, a partire da quelle frequentate dai bambini.

Gianluca e Flavio li abbiamo visti andare via fra il candore dei palloncini e il dolore di chi resta. Abbiamo visto i loro feretri bianchi fra lo sconforto dei familiari e l’incredulità degli amici. Ma la mattanza per le strade continua, ancora e ancora, e non c’è scudo che possa difendere tutti noi dalla responsabilità sociale e civile di cui siamo investiti.

E dico noi, perché quando centinaia di adolescenti all’anno muoiono a causa di sistemi feroci e illegali che alimentano la criminalità organizzata, l’individualismo scompare e la remissione di peccato diventa comunione. Quando si chiudono gli occhi, le mani degli spacciatori diventano le mani di tutti. Quando le bocche non dicono, si diventa tutti complici del più grande cancro dell’ingiustizia: l’omertà.

Cosa sia accaduto a Gianluca e a Flavio è un dato attestato. A noi resta il compito doveroso di continuare a scuotere le coscienze di educatori, genitori, cittadini perché la rassegnazione non prenda il sopravvento. A noi il compito di continuare a studiare e a lavorare perché a scuola, in famiglia, nella società si educhi a una nozione di cittadinanza che, oltre alla comprensione e pratica del sistema dei diritti e dei doveri, si colleghi strettamente ai valori civici della democrazia e dei diritti umani, dell’eguaglianza e coesione sociale.

Fino a quando i ragazzi si sentiranno soli e i vuoti saranno ricoperti da emozioni sintetiche, ci sarà il rischio di veder scomparire dietro l’angolo un amico oppure un figlio.

Nessuno si senta escluso da questa costante strage di innocenti. Dobbiamo avere il coraggio di dire se vogliamo Gesù oppure Barabba.

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