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Politica

La campagna dei vaccini finisce in tribunale

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Altro che rallentamento, la campagna vaccinale rischia di incagliarsi. E finisce in Tribunale. “È un peccato aver perso così e non per responsabilità nostra il vantaggio che avevamo conquistato, eravamo i primi in Europa”, dice una fonte di primo livello dal Ministero della Salute. La considerazione arriva al termine di una giornata infuocata da polemiche, proteste e dall’annuncio del premier Giuseppe Conte di voler portare in tribunale dopo Pfizer anche AstraZeneca per “per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale”. Mentre il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, che in serata ha incontrato i governatori insieme ai ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha annunciato che lunedì si metteranno a punto contro Pfizer una diffida, un esposto ai pm e anche una richiesta a Bruxelles, per conto del Governo, per inadempimento.

Purtroppo, però, le dosi dei due vaccini considerati i punti di forza della nostra campagna vaccinale mancano e difficilmente potranno essere recuperate a stretto giro. Né per farlo serviranno i ricorsi annunciati dal Governo e dal commissario straordinario, Domenico Arcuri, contro Pfizer e AstraZeneca, le due multinazionali che li producono.

Tanto AstraZeneca quanto Pfizer hanno dichiarato di avere problemi produttivi e dunque - viene da chiedersi - anche se un giudice ordinasse loro di consegnare le dosi, potrebbero farlo non avendole a disposizione? Sono le dosi di vaccino che servono, e che mancano.

I numeri: le conseguenze di tagli e ritardi. I tagli imposti ai carichi di fiale destinate al nostro Paese impongono la necessità di riscrivere il piano vaccini.

In base a quel documento ancora pubblicato sui siti istituzionali, nel primo trimestre del 2021 sarebbero dovute arrivare in Italia 28 milioni e 269mila dosi. Una quantità che, ormai è evidente a tutti, non sarà rispettata: non è ancora chiaro se e quando Pfizer ripristinerà le forniture previste per garantire entro la fine di marzo 8,7 milioni di dosi (fonti Ue hanno fatto sapere che l’azienda entro la prossima settimana dovrebbe riportare la media delle consegne al 92%). E AstraZeneca ha confermato la riduzione a causa di un problema alla produzione. Si parla di un taglio del 60%, che, ha detto Conte, significherebbe passare da 8 milioni a 3,4 milioni di dosi. Il nostro Paese potrebbe quindi trovarsi a fine marzo ad avere meno di 14 milioni di dosi, compreso il milione e 300mila di Moderna, anziché 28. La metà di quanto previsto.

Per capire quanto le sforbiciate di Pfizer abbiano già pesato sulla campagna vaccinale, bastano quattro numeri: 90.000, 20-25mila e 17. Attorno all’Epifania si sono toccate punte di 90.000 vaccinazioni al giorno, oggi siamo attorno ai 20-25 mila. In mezzo ci sono 17 giorni e le comunicazioni della multinazionale americana che prima ha imposto, per problemi di produzione, un taglio del 29% e poi un altro del 20%.

Lazio e Piemonte hanno dovuto rinviare l’avvio delle vaccinazioni agli ultra80enni e molte Regioni temono di fare i conti con l’impossibilità di garantire il richiamo a coloro che hanno ricevuto la prima dose. Finora (dato aggiornato a stamattina) sono 40mila, 40.293 per l’esattezza, le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, con prima e seconda dose.

Pfizer ha garantito che i ritardi sono recuperabili e già a partire dal primo febbraio. Ma il commissario Arcuri non si fida e ha già annunciato ricorso. Manco il tempo di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato che venerdì sulla campagna vaccinale è precipitato il macigno AstraZeneca. Per il primo trimestre la multinazionale britannica ha annunciato un taglio del 60 per cento per problemi di produzione agli impianti europei. Invece che 8, come pattuito, saranno 3,4 - quindi meno della metà - i milioni di dosi che arriveranno nel nostro Paese. Dopo il 29 gennaio, il giorno in cui il farmaco di AstraZeneca, sviluppato col contributo dell’italiana Irbm, passerà al vaglio dell’Ema per l’approvazione. Passaggio fondamentale anche per un altro aspetto.

Cambiare il piano, ridefinire le priorità. Pure se Pfizer dovesse recuperare i ritardi accumulati, infatti, la carenza di dosi che deriverà dai tagli comunicati da AstraZeneca, oggi confermati dai vertici della casa farmaceutica nell’incontro con Arcuri e il ministro Speranza, impongono la necessità di rimettere mano al piano di immunizzazione presentato in Parlamento il 2 dicembre. Le modifiche dipenderanno anche “dalle fasce d’età per cui il vaccino sarà autorizzato”, ha sottolineato oggi il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, spiegando che “si stanno già disegnando al tavolo ministeriale e della struttura commissariale scenari ipotetici che verranno adottati o scartati in funzione di quella che sarà l’autorizzazione dell’Ema. Se, come sembra, il vaccino verrà consigliato per la popolazione sotto i 55 anni, si dovranno individuare nuovi criteri per individuare le categorie da vaccinare via via, dando la precedenza ai più giovani. Locatelli ha garantito che “la priorità resterà quella di tutelare i più fragili, le persone che rischiano di più”, ma “la scelta è condizionata al pronunciamento dellAgenzia regolatoria”.

Arcuri, “le siringhe che mancano” e la lite con De Luca. Oltre alle dosi mancherebbero anche le famose “luer lock”, le siringhe di precisione che permettono di estrarre la sesta dose da ogni fiala di vaccino Pfizer. Alcuni centri vaccinali di diverse Regioni, tra cui Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna, hanno segnalato di non averle ricevute questa settimana. “Quando riprenderà la regolare distribuzione di vaccini non saranno certo le siringhe a mancare”, ha rassicurato Arcuri.

Poco più tardi, nell’incontro con le Regioni, protagonista di un litigio col Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che ha sottolineato la sperequazione nel piano di distribuzione, chiedendo un riequilibrio e paventando la possibilità di arrivare “a chiedere l’invalidazione del piano di distribuzione”.

Nella riunione, nel corso della quale il ministro Boccia ha proposto la convocazione permanente del coordinamento Stato-Regioni sui vaccini, “finché le aziende non daranno certezze definitive”, si è deciso che il piano sarà attivo già da lunedì in modo che le Regioni abbiano almeno scorte sufficienti per il richiamo delle persone che hanno già ricevuto la prima dose. Sarà la struttura commissariale ad indicare alla Pfizer la modifica delle spedizioni che tra lunedì e martedì arriveranno alle singole regioni  che lunedì riceveranno anche un nuovo quantitativo, 66.000 fiale, da Moderna. A fine marzo saranno consegnate in tutto circa 15 milioni di dosi di vaccino. Fino ad allora, e probabilmente anche dopo, bisognerà fare di necessità virtù.

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