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Esteri

La guerra di "Bibi" per restare al potere: ucciso il leader della Jihad islamica palestinese

NurPhoto via Getty Images
NurPhoto via Getty Images 

Una operazione programmata da tempo. Una eliminazione mirata che ha anche implicazioni politiche interne a Israele. Baha Abu al- Ata, leader della Jihad islamica palestinese, è stato ucciso nella notte scorsa in un raid condotto da Israele su Gaza. È di 5 morti e 30 feriti il bilancio degli attacchi israeliani condotti a Gaza dalla scorsa notte. Nel numero degli uccisi sono inclusi il comandante della Jihad islamica e la moglie Asma. Lo riferiscono fonti mediche locali. Gli altri uccisi sono tre miliziani, in apparenza tutti della Jihad islamica: Mohammed Hamoda (20 anni), Zaki Ghanama (25) ed Ibrahim Dabbous, di 26 anni.

“Abbiamo appena colpito il comandante a Gaza della Jihad, Baha Abu al-Ata – hanno annunciato su Twitter le Forze di difesa israeliane (Idf) – che era direttamente responsabile di centinaia di attacchi terroristici contro civili e soldati israeliani. Il prossimo attacco è imminente”. Le Idf hanno anche mostrato una foto con l’immagine della casa colpita: “Questo è l’edificio che abbiamo colpito in modo chirurgico nella notte per sventare una minaccia imminente del comandante della Jihad Baha Abu al-Ata “La Jihad islamica a Gaza sta sparando razzi in modo indiscriminato contro i civili in Israele, li difenderemo”, hanno detto le Idf. Il portavoce delle forze armate israeliane, generale Hidai Zilberman, ha precisato che i militari hanno ricevuto dall’intelligence l’esatta posizione di al-Ata all’interno dell’immobile, individuato come sua residenza. Perciò è stato possibile ucciderlo “senza demolire l’intero edificio, in modo da evitare vittime civili”.  Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva autorizzato l’attacco ad Abu al-Ata spiegando che “quest’uomo è responsabile di attacchi con razzi, con cecchini e di molti tentativi di infiltrare terroristi dentro Israele. Ma soprattutto preparava nuovi attacchi contro di noi”.

Secondo un portavoce dell’esercito, Israele a questo punto si attende vari giorni di combattimenti: “C’è già stato un numero significativo di razzi sparati contro Israele”, dice il generale Jonathan Conricus, aggiungendo che l’esercito si sta preparando all’eventualità di un confronto massiccio, rafforzando le proprie forze dislocate attorno alla Striscia. Secondo il sito Walla vengono inoltrate al confine unità di mezzi blindati, unità di fanteria e anche ufficiali della riserva. Walla aggiunge che, mentre proseguono da Gaza i lanci di razzi verso Israele, cresce la necessità di proteggere le località israeliane di frontiera da possibili infiltrazioni di commando palestinesi.  Contemporaneamente in un’altra operazione Israele ha colpito a Damasco l’abitazione di un altro leader della Jihad islamica, Akram al Ajouri. Ajouri è sopravvissuto all’attacco, ma suo figlio Muadh è stato ucciso. Oltre al figlio, è morta anche una guardia del corpo. Alcune migliaia di palestinesi hanno seguito il feretro del leader militare della Jihad islamica dall’ospedale al-Shifa verso la sua abitazione, nel popoloso rione di Sajaya, a Gaza City. Dopo la cerimonia funebre nella moschea al-Emari, Ata è stato seppellito nel cimitero di Sajaya. “Israele non è interessato a una escalation. Faremo comunque tutto il necessario per la nostra difesa. Occorre aver pazienza e freddezza”, dichiara in mattinata Netanyahu al termine della riunione straordinaria del Consiglio di difesa israeliano a Tel Aviv. “Baha Abu al-Ata era il principale organizzatore di terrorismo a Gaza. Stava per organizzare nuovi attentati. Era come una bomba in procinto di esplodere”. Le Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad Islamica palestinese, minacciano una “risposta senza limiti“. “Annunciamo la mobilitazione generale dei nostri combattenti e delle nostre unità e comunichiamo che la risposta a questo crimine non avrà limiti e sarà pari all’entità del crimine che il nemico ha commesso”, afferma una nota. Anche Hamas ha fatto sentire la sua voce: “Uccidere Abu al-Ata non passerà senza una risposta”. “Le uccisioni non possono e non riusciranno a porre fine alla resistenza”, ha detto un portavoce di Hamas a Gaza, Hazem Qassem, alla tv satellitare al-Jazeera. Secondo fonti palestinesi, i capi del movimento islamico si sono immediatamente rifugiati nei loro bunker sotterranei, ma avrebbero comunque organizzato una conferenza dei comandanti militari per decidere cosa fare. La risposta arriva dal cielo. Ed è una risposta esplosiva. Circa 200 razzi sono stati sparati da Gaza verso Israele dalle prime ore della giornata. Lo ha riferito la radio militare. Gli apparati di emergenza israeliani aggiungono che in Israele i feriti sono 39, quasi tutti in condizioni non gravi.. I miliziani della Jihad islamica hanno preso di mira Ashdod, Ashkelon, Zikim, Karmia e poi, più a Nord. i sobborghi di Tel Aviv, Holon e Rishon Le Zion. I valichi di frontiera con la Striscia, Erez e Kerem HaShalom sono stati chiusi. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri, un milione di israeliani si trovano nei rifugi o nelle stanze protette dei loro appartamenti.

È la prima volta dal 2014, da quando ci fu l’ultima grande guerra con Gaza, l’operazione “Scudo protettivo”, che l’esercito israeliano fa chiudere scuole e uffici oltre alle attività non necessarie. Abu al-Ata è stato ucciso in un momento delicato: il governo di Israele di fatto è provvisorio. Da settimane, dopo due tornate elettorali che non hanno indicato una maggioranza chiara il premier Netanyahu continua a governare. Nel frattempo il suo rivale Benny Gantz sta provando a formare una nuova maggioranza che sostenga lo stesso Gantz come primo ministro. In questa situazione di stallo, la riapertura di un fronte di guerra a Sud sposta l’attenzione dell’opinione pubblica israeliana dalle trattative di palazzo alla sicurezza minacciata. D’altro canto, Gantz ha dichiarato di avere approvato pienamente l’eliminazione di al- Ata. L’ex capo di stato maggiore di Israele dice che “questa è un’operazione che ho approvato sia dal punto di vista politico che operativo”, mettendo nel conto, è implicito, la reazione palestinese. E quando in Israele si riaprono i rifugi sotterranei, quando razzi piovono su case e autostrade, allora la necessità di “fare quadrato” torna a imporsi. E per Benjamin Netanyahu “fare quadrato” vuol dire “imporre” a Gantz un governo di emergenza. Da far nascere sotto i razzi.

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