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Cronaca

Mimmo Lucano: "Voglio giustizia, non pietà. Non tornerò a Riace neanche se mio padre dovesse morire"

Mimmo Lucano: Voglio giustizia, non pietà. Non tornerò a Riace neanche se mio padre dovesse morire

Ieri è riuscito a vedere suo padre, che era ricoverato all’ospedale di Catanzaro. Ma ora che l’anziano genitore è stato dimesso non potrà stare al suo fianco, né prestargli assistenza, perché lui, Mimmo Lucano, non può tornare a Riace. Glielo impedisce il divieto di dimora disposto dal giudice in seguito all’inchiesta in cui è coinvolto. La mobilitazione affinché gli sia consentito stare accanto al padre, che ha 93 anni ed è molto malato, cresce. Lui ringrazia, commosso, ma di una cosa è certo: non chiederà la sospensione della misura cautelare. Di quella misura, cioè, che ritiene “profondamente ingiusta”. Lo ha spiegato al Manifesto: “Non utilizzo strumentalmente il sentimento della pietà.. sia chiaro, io non andrò a Riace neanche nella malaugurata ipotesi dei suoi funerali. Io reclamo giustizia, non commiserazione”.

Il Comitato che lo sostiene - e che prende il nome dal giorno della prima udienza del processo che lo vede imputato, l′11 giugno - ha dato il via a una petizione che sarà poi recapitata a Mattarella. Sulla questione si è espresso anche il garante dei detenuti, Mauro Palma. Ha puntato il dito contro una misura che, sostiene, “ha un sapore punitivo, non corrisponde al modo in cui i provvedimenti sono stati pensati e istituiti, come il confinamento. Sono preoccupato di questa distorsione”. 

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