Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Occorre uscire in tempo dal Grande Fratello

Hp
Hp 

Si discetta, con certa soddisfazione, alla vigilia del voto, di un ruolo dei pentastellati nel far da freno alla deriva conservatrice del paese con Salvini – voci che provengono da pezzi di elite, istituzioni, parti della sinistra, un bel po’ del mondo dei media. Fra loro c’è chi addirittura già guarda più in là, all’inevitabile formazione di una coalizione salva-Italia fatta da Pd-M5s. 

La discussione nasce da un fatto innegabile. I pentastellati hanno fatto una buona campagna elettorale, che li ha portati da un totale svantaggio nei confronti di Salvini, a ritrovare consensi presso il proprio elettorato e una parte dell’establishment, proprio in chiave anti-Salvini. Una quadratura del cerchio rara in questi tempi di rabbia populista, e che ha galvanizzato non poco i 5 stelle, che oggi coltivano l’ambizione di governare un ossimoro: guadagnare il favore del popolo, ma anche delle elite. 

Un cambiamento di clima, l’ennesima illusione di una classe dirigente che non riesce a digerire la realtà, o c’è davvero una novità, che segnerà il futuro del paese? 

Nell’era della comunicazione che fa politica, val la pena forse di iniziare proprio della natura di questa rimonta. Come è avvenuta? Di che è fatta? Dovremo forse studiarla un giorno nei testi di scienze politiche? 
Non proprio. E in ogni caso la tecnica c’entra ben poco e molto c’entrano ancora, e sempre, gli uomini. 

La competizione fra Salvini e Di Maio si muove su più circuiti, di cui il primo incrocia  i due uomini che muovono la comunicazione dei due partiti al governo, Rocco Casalino per i 5 Stelle e Luca Morisi per il Capitano.

Morisi classe 1973, “imprenditore, libero professionista e docente universitario, si occupa di tecnologia da sempre”, ha l’aria di un elfo che compare spesso accanto a Salvini. A lui è attribuita la Bestia, la macchina della comunicazione del leader leghista, nome che da solo sarebbe bastato a spazzare via ogni avversario. Viene descritto come ironico e attento – e governa una narrativa al minuto di ogni relazione che si stabilisce fra il leader e il suo popolo . Ad esempio, Morisi ha un tic che si scopre facilmente: ogni volta che vuole sottrarre Salvini a un momento di difficoltà ne posta una foto con una grande arma – l’effetto sicuro è che l’oltraggio per il leader armato fa passare in secondo piano ogni altra polemica, o discussione. Morisi, insomma, è figlio della comunicazione social. 

Dall’altra parte c’è Rocco Casalino che invece nasce da un ambiente pienamente politico dei tempi moderni, “Il Grande Fratello” – e non vi è permesso di ridere a questa affermazione. Il Grande Fratello si pone all’alba delle rotture linguistiche della politica: emotivo, personale, mirato sul cittadino comune che diventa eroe perché specchio per e di tutti gli altri – e non ditemi che non vi riconoscete quella che poi sarà la piattaforma del Movimento 5S. Il Grande Fratello è populismo allo stato nascente, ma coltivato in un contesto iperpolitico: la discesa in campo di Silvio Berlusconi, via televisione. Casalino è figlio di queste esperienze, e ne diventa l’anello di collegamento con la politica pentastellata, portando al vertice delle istituzioni del paese una comunicazione fondata su due pilastri: la compiacenza (del popolo) e il pragmatismo dell’audience come consenso. 

Nella sfida fra Lega e 5 Stelle si deve così leggere anche questa seconda sfida: fra diversi media, e diversi modi di guidare la formazione dell’opinione pubblica. Laddove Morisi lavora per e su Salvini usando il potere degli algoritmi, Casalino non immaginerebbe mai di usare strumento così algido e pensa invece alla costruzione del consenso come a un’opera di seduzione. 

E infatti, nel momento più difficile della recente vita politica dei Pentastellati, una caduta a picco dei consensi rispetto alla Lega, la seduzione è stata la scelta del guru di Palazzo Chigi: dove ci sono consensi, sedurre insomma chi, dove e per cosa? 

La scelta è stata semplice: l’unico posto disponibile era quello abitato da tutti coloro indignati contro Salvini, un’area moderata irritata per gli eccessi verbali del leader, un’area intellettuale che ricorda i crimini del novecento, i giovani che trovano ridicolo il razzismo e arretrata la retorica antieuropea, le donne che non amano l’autoritarismo, e tutti gli elettori che ne hanno avuto abbastanza di leader forti, e di corruzione politica. Insomma, detto in soldoni, l’area della sinistra, in Italia.

Certo i 5 Stelle da tempo dicono di aver superato la destra e la sinistra. Certo, i 5 Stelle poi hanno, al governo, flirtato più con la destra che la sinistra. Ma che problema volete che sia? Al consenso (o è audience?) non si guarda in bocca.  

Detto fatto, nel giro di pochi giorni, Il Movimento 5 stelle gira su sé stesso e dopo un anno con il Belzebù con cui hanno governato e governano, diventano i suoi più spietati accusatori. Partendo da una indiscussa buona ragione – il rispetto della Giustizia, nel caso di politici messi sotto inchiesta - il caso Siri diviene il punto di rottura dentro alla coalizione di governo. Dopo tanti schiaffi presi, deve essere stata una grande sensazione per i grillini essere applauditi. E il compiacere chi applaude diventa esso stesso una seduzione. Sono soddisfazioni! Non riescono più a fermarsi. Diventano antifascisti, celebrano il 25 aprile, dopo aver firmato il decreto sicurezza di Salvini e aver condiviso la Diciotti; si aprono ai sindacati, si impegnano con il mondo della produzione, sindacati e padroni insieme, si oppongono alla deriva di destra anche in Europa, e in un crescendo inatteso riscoprono persino le compatibilità dei patti europei (il 3 per cento!!); si rimettono all’ombra del Quirinale, e nei migliori salotti mediatici – dimentichi delle polemiche sul sistema, delle accuse rivolte ai padroni dell’economia e dei media; mettono in un cassetto la campagna noTav e quella per i gilet gialli contro Macron, scompare la parola complotto e ogni riferimento alla morte della democrazia, anzi, scherziamo, sono ora i difensori, i pilastri della democrazia!  

Dal mattino alla sera un intero mondo svanisce: non ci sono più no vax e terrapiattisti (per fortuna) ma neanche più Grillo, Di Battista, il complotto dell’Europa contro i popoli, il disastro dell’austerità, e (per fortuna anche in questo caso) neanche il sottile antisemitismo sempre in circolazione sotto la pelle delle polemiche contro banche e finanza. Anzi, si discetta ora di cordate nazionali per salvare Alitalia e altre aziende, con gli stessi imprenditori altre volte nominati “prenditori”. 

Naturalmente, qui e là qualcosa della vecchia vis polemica rimane – per esempio uno che non ha capito la svolta è il buon Crimi che si ostina a voler chiudere Radio Radicale, mentre i leader sono impegnati in un interessante dialogo con i grandi media; e ovviamente nessuna svolta giustifica il fatto di continuare a fare le nomine, fin quasi dentro le urne, insieme al nemico Salvini: una regola che la svolta non mette in discussione infatti è l’interesse dell’attuale governo al proprio ruolo a guidare le risorse dello stato e al controllo di enti terzi come le authority e l’Inps – in questo condividendo però tutte le abitudini delle classi politiche precedenti. 

E’ un panorama di estrema contraddizione, di ovvia ipocrisia. Come non vederne il fumo comunicativo, non notarne la strumentalità pre-elettorale? E’ davvero credibile una svolta così marcata di opinioni e collocazione politica maturata nel giro di pochi giorni? 

Eppure, come si diceva, è una svolta che ha avuto successo e autorizza in molti circuiti la speranza di nuovi governi, nuove maggioranze. Influisce a formare queste attese un’idea tipica della sinistra, cioè che qualunque cosa vada bene pur di battere il “vero” nemico. In questo caso Salvini, ma abbiamo già visto al lavoro la stessa sindrome con Berlusconi. 

Se il successo di questa campagna elettorale portasse davvero al rafforzamento dei Cinque Stelle anche nelle urne, i pentastellati potrebbero, però, a rigor di logica, essere più motivati, non meno, a restare al governo con la Lega. Magari dicendo di voler fare la opposizione a Salvini più efficacemente dall’interno. 

A quel punto vediamo se ci sarà chiarezza. La opposizione alla Lega costruitasi in questi mesi è infatti alternativa al governo gialloverde. Riusciranno gli speranzosi di oggi a staccarsi dall’attrazione per i 5 stelle? O entreranno nella prossima idea del meno peggio?

Occorre uscire dal Grande Fratello in tempo. 

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione