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Esteri

Onu, Conte e Di Maio puntano sulla Libia e sul filoatlantismo

TIMOTHY A. CLARY via Getty Images
TIMOTHY A. CLARY via Getty Images 

Il Palazzo di Vetro come sede d’esami. Esami impegnativi per il “nuovo Conte” e per il debuttante sullo scenario della grande politica internazionale (l’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite): il neo ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Forte dell’endorsement per l’amico “Giuseppi” di Donald Trump e del riavvicinamento dei maggiori partner europei, il presidente del Consiglio prova a far risalire l’Italia nella scala mondiale. E lo pensando in grande. Forse troppo. Sul tema del cambiamento climatico “l’Italia vuole una posizione di leadership in Europa e nel mondo verso una svolta verde” dice  il premier durante un punto stampa a margine dell’Assemblea generale dell’Onu. “Nella manovra - ha aggiunto - stiamo lavorano per orientare verso il ‘green new deal’ il sistema produttivo attraverso meccanismi incentivanti”.

Ma al di là della “svolta verde”, l’obiettivo fondamentale di questa trasferta newyorkese del premier è così sintetizzabile: convincere l’amministrazione Usa che il nuovo governo giallorosso torna a casa: dentro la Nato e con gli Stati Uniti. E che le invasioni di campo, di Mosca e Pechino, rappresentano il passato, come il loro più convinto sostenitore, l’ex vice premier Matteo Salvini. Filoeuropeista e filoatlantica: è l’Italia che Conte rappresenterà al Palazzo di Vetro e nell’annunciato bilaterale con l’inquilino della Casa Bianca. Dare l’idea di una Italia filoeuropeista e filoatlantica: è la mission di Conte, ed anche quella di Di Maio, che a New York avrà il suo battesimo di fuoco tra i ministri degli Esteri dei grandi, tra una serie di bilaterali con i capi della diplomazia della Ue, la cena di lavoro dei ministri del G7 e quella transatlantica offerta dal segretario di Stato americano Mike Pompeo. Il Di Maio filo-Maduro, attratto dai gilet jaune, convertito sulla “Via della Seta”, è solo il lontano parente del Di Maio filoatlantico e pro-Africa che ha varcato la sede della Farnesina prendendo le redini della nostra diplomazia. Il leader dei Cinque Stelle dovrà per la prima volta cimentarsi con i suoi nuovi colleghi su delicatissimi dossier come la Libia, l’Iran, la Siria, l’Afghanistan, il Medio Oriente, la Corea del Nord.

Ma anche per ribadire la linea dell’Italia sull’emergenza immigrazione, partendo dalla necessità - ha scritto Di Maio su Facebook prima di partire - di una ridistribuzione automatica dei migranti in tutta l’Europa”. A Trump, Conte tornerà a chiedere un maggiore impegno statunitense sulla Libia e il riconoscimento di una premiership dell’Italia, anche se in condominio con la Francia di Macron, nel Mediterraneo. Un riconoscimento, dicono fonti diplomatiche al Palazzo di Vetro, non mancherà, perché Trump “ha una grande stima personale del premier Conte e ha sempre riconosciuto l’impegno dell’Italia per contrastare l’immigrazione clandestina e per pacificare la Libia”. E sulla Libia si sono concentrati i primi due bilaterali di Conte, quelli con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, sostenitore dell’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, e con l’inviato speciale delle Nazioni Unitee per la Libia, il libanese Ghassan Salamé. E di Libia e migranti ha parlato anche Di Maio. L’Italia non rinuncia a riconoscere il governo legittimo di Fajez al- Sarraj in Libia; al contempo riconosce la Cirenaica come un interlocutore, ha rimarcato il titolare della Farnesina parlando ai giornalisti a margine dei lavori dell’Assemblea generale Onu.

Secondo quanto affermato dal ministro degli Esteri, l’Italia ritiene che con tutte le autorità sul territorio riconosciute si debba “avviare, continuare, un dialogo per arrivare ad una soluzione politica”. “Non esiste una soluzione che possa prevedere l’uso della forza”, ribadisce Di Maio, rimarcando che “l’unica soluzione è politica e diplomatica”. “Abbiamo un percorso”, ha detto il titolare della Farnesina parlando di una serie di incontri molto importanti nei prossimi giorni: una conferenza venerdì a New York ed in seguito una conferenza sulla Libia a Berlino, prevista a ottobre L’auspicio, a detta del ministro degli Esteri, è quello di ascoltare “un’unica voce da parte di tutti i paesi coinvolti” in quanto nessun paese europeo deve fare “corse in avanti” che possono solo far male alla soluzione libica”, insiste di Maio. Anche perché  la Libia non è solo un problema legato ai migranti, ma “può rappresentare un problema legato al terrorismo oltre a rappresentare un grande problema per le occasioni commerciali che potrebbero avere le nostre aziende in un territorio in cui l’Italia ha avuto storiche relazioni economiche e commerciali”. Ed è proprio nella gestione della partita libica che Di Maio si gioca un bel pezzo di credibilità. Soprattutto per le ripercussioni sul nostro Paese in termini di immigrazione clandestina. “Per l’Italia oggi è una giornata importante per la crisi migratoria. Sono contento e faccio i complimenti alla ministro Luciana Lamorgese per l’accordo raggiunto a Malta sulla redistribuzione in altri paesi europei”, dice Di Maio da New York. Con una precisazione che sa un po’ di presa di distanze “La redistribuzione non è la soluzione al fenomeno. Per questo dobbiamo stabilizzare la Libia e su questo ci sarà un importante incontro co-presideduto da Francia e Italia qui venerdì - e i rimpatri”. “La   soluzione è il blocco delle partenze” stabilizzando i Paesi di origine dei flussi. Di Maio ha detto che, al suo rientro dall’Assemblea Onu di questa settimana, annuncerà “importanti novità sugli accordi per i rimpatri”, tema che sarà al centro del suo primo viaggio da ministro degli Esteri in Tunisia. Nella “precisazione” del leader del M5S sull’accordo di Malta c’è anche la volontà, confidano ad HuffPost fonti bene informate, da parte di Di Maio di riportare la Farnesina al centro dell’azione nel Mediterraneo, chiudendo con le “invasioni di campo” dell’ex titolare del Viminale, Matteo Salvini, trasformatosi in una sorta di “ministro degli Esteri” de facto.  Nessuna competizione con la nuova ministra dell’Interno ma la puntualizzazione che se il punto fondamentale è bloccare le partenze, allora la cabina di regia italiana, oltre che a Palazzo Chigi, deve essere alla Farnesina.

Con i giornalisti, il capo della diplomazia italiana ha parlato anche del bilaterale con il presidente egiziano al-Sisi, nel quale l’Italia ha posto con forza il caso Regeni, Per far decollare i rapporti tra Italia ed Egitto è imprescindibile “un chiaro epilogo” della vicenda di Giulio Regeni, - il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso alla periferia del Cairo nel febbraio 2016 - avverte il ministro degli Esteri. “I rapporti non avranno un incremento e non potranno decollare, se prima non ci sarà un chiaro epilogo della vicenda Regeni, con la verità su tutta la vicenda. E ovviamente i colpevoli puniti...”, sottolinea Di Maio. Dell’accordo di Malta ha parlato anche il presidente del Consiglio. “Posso assicurare agli italiani che non arretreremo di un millimetro sul fronte dell’immigrazione”, perché ”uno Stato sovrano deve contrastare i traffici illeciti e l’immigrazione clandestina” dice il premier. Serve però “un più efficace meccanismo dei rimpatri” e su questo tema «”tiamo lavorando intensamente con i partner europei”. Il capo del governo ha aggiunto che “Macron mi ha dato grandi aperture, e c’è grande disponibilità da parte di partner europei. Ma anche in passato, in casi emergenziali Francia e Germania, ci hanno risolto problemi partecipando a redistribuzione; ora quello che c’è di nuovo e disponibilità valutare un meccanismo solidaristico, anche temporaneo, che ci sollevi dai fine settimana passati al telefono”. Un tema, questo, che sarà al centro dell’intervento di Conte all’Assemblea generale previsto per il 24 settembre alle 19 in uno slot che viene definito di “ottima visibilità”. Prima del suo intervento, il premier parteciperà al pranzo offerto ai Capi di Stato e di Governo dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e prenderà parte alla cerimonia di apertura del “High Level Political Forum on Substainable Development - SDG Summit”.

A margine dell’Assemblea Conte avrà numerosi bilaterali a cominciare da quello, confermato, con il presidente americano. Nel suo intervento dalla tribuna del Palazzo di Vetro, così come nei bilaterali in programma, l’inquilino di Palazzo Chigi non si limiterà a rivendicare l’impegno italiano nella lotta al traffico di esseri umani e sui migranti, il ruolo di pacificazione in Libia, l’essere il primo contributore di caschi blu tra i paesi occidentali e settimo contributore sia al bilancio ordinario, sia a quello del peacekeeping, nonché la presenza a Roma del polo Onu dell’alimentazione (FAO, IFAD, PAM). Se fosse solo questo, il “nuovo Conte” assomiglierebbe troppo a quello che da primo ministro del governo gialloverde intervenne alla precedente Assemblea generale. La svolta, confidano fonti diplomatiche ad HuffPost, sarà nel sostegno convinto ad un rafforzamento degli organismi sovranazionali, Onu, Ue, Nato... – come fondamento di una governance mondiale ampia e multilaterale. Insomma, un Conte decisamente anti-sovranista. Ma con moderazione, per non urtare l’amico Donald.

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