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Politica

Piazzetta Salvini

GIUSEPPE LAMI ANSA
GIUSEPPE LAMI ANSA 

C’è l’impatto della prima manifestazione politica post-restrizioni, e c’é lo sguardo su una piazza che, complice il caldo, non regala una folla oceanica. Che Matteo Salvini se lo aspettasse lo testimonia la scelta di piazza Bocca della verità, non di certo una delle più grandi di Roma. “Cinquemila persone in piazza”, spinge la comunicazione della Lega, a occhio forse arrivano alla metà. “Ma a differenza degli altri partiti che fanno i pullman qui sono tutti arrivati con i propri soldi”, dice il leader della Lega dal palco. 

Sarà, resta il fatto che il Carroccio è saldamente al Governo ed è costretto a una manifestazione di fatto governativa, anche se Mario Draghi non viene nominato mai e dal palco si ripete il mantra del “abbiamo fatto bene ad entrarci” quasi per autoconvincersi, si rilancia la federazione di centrodestra, si lanciano gli unici attacchi alla magistratura e sul tema evergreen dei migranti. La colonna sonora è vintage, si passa da “Maledetta primavera” a “Un’estate italiana”, inno di Italia90, perché comunque ci sono gli Europei di calcio e viva la Nazionale.

Il leader dal palco batte un po’ stancamente su alcuni cavalli di battaglia. C’è Draghi, e quindi lo slogan “Prima gli italiani” pareva troppo spinto, si vira su un più inclusivo “Prima l’Italia”, ma il registro non cambia. Non potendo attaccare Palazzo Chigi, con il quale anzi si professa grande unità d’intenti, i nemici tornano quelli dei Governi precedenti e le decisioni sulla pandemia, perché “il lavoro degli italiani viene prima di tutti”, mentre in piazza Guido spiega che “Speranza dovrebbe essere processato per la strage economica che ha fatto”. Salvini poi attacca non si sa bene chi, se il Governo o l’Unione europea, tuonando: “Se chiedi il green pass agli italiani la smetti di far sbarcare migranti”. Non segue spiegazione sul nesso tra le due cose. 

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In piazza non sventolano vessilli di partito, in un angolo confabulano i triumviri della salvinomics, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Antonio Maria Rinaldi, a poca distanza garrisce lo striscione “Lega Anguillara Sabazia”, poco dietro “Zagarolo c’è”, mentre le prime fila se le è accaparrate Anzio, che se li vedesse Umberto Bossi chissà cosa direbbe.

L’affluenza è simile a quella assai sgonfia che mise insieme il Movimento 5 stelle allorché proprio qui chiuse la campagna elettorale delle europee. Salvini fa salire i fotografi per scattare dal palco e si preoccupa: “Voi laggiù che siete all’ombra, venite qui davanti per far vedere quanti siamo”, spiega che “qualcuno con questo caldo sarà rimasto a casa”. Sarà la calura - si viaggia intorno ai 31 gradi, ma la coppia Michetti-Matone per il Campidoglio scalda assai poco gli animi, la magistrata candidato pro sindaco (qualunque cosa voglia dire), ci tiene a premettere che lei “non è razzista” e “non è omofoba”, nel caso qualcuno gli venisse in mente il contrario.

Un colpo di sole deve evidentemente aver colpito il governatore della Calabria Nino Spirlì, quando spiega convintamente che “non sono le percentuali di vaccinazione a fare la differenza, ma il crederci e stare uniti”, e in piazza devono averlo preso sul serio visto l’altissimo tasso di mascherine tirate giù sul mento. Annalisa Minetti canta l’inno e poi lancia dal palco la sua filosofia hegeliana: “Se alimentiamo la volontà allora sì che possiamo tornare ad essere l’Impero romano, a essere italiani veri”. La alimentano i ministri che si susseguono sul palco, e poi i governatori, grandi assenti Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia. 

Parte un videomessaggio de Il Volo, il trio dei cantanti ringrazia Zaia per avergli permesso di tenere il primo concerto del dopo chiusure. La regia ha qualche difficoltà a sincronizzare i video a corredo degli ospiti, tra imprenditori, agricoltori, ristoratori che spiegano come Salvini abbia restituito loro libertà e lavoro. 

La piazza si scalda paradossalmente quando sale l’unico esponente politico non leghista. È Maurizio Turco, segretario dei Radicali, compagni di strada con il Carroccio nella raccolta estiva delle firme dei referendum sulla giustizia, che per via Bellerio sono anche un’occasione di mobilitazione in vista delle amministrative d’autunno. Insomma, sale Turco e sgancia la bomba sull’Associazione nazionale magistrati, che ha criticato duramente i referendum: “È un attacco alla democrazia, intervenga Mattarella, il suo silenzio sulla giustizia è qualcosa di incomprensibile”. Ovviamente Salvini, che già dal mattino aveva iniziato a cannoneggiare, non vuole essere da meno, e lancia una specie di minaccioso monito: “Guai a chi minaccia le italiane e gli italiane che sono gli unici padroni di questa terra”. 

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Per convincere gli astanti a non mollare il leader leghista promette che “mi fermerò fino all’ultimo per fare selfie con tutti quelli che lo vorranno”, si intervalla con Hoara Borselli e Nicola Porro nella conduzione del palco, attentissimo a rinfilarsi la mascherina ogni qualvolta non ha la parola, mascherina che vuole togliere al più presto almeno all’aperto. Si chiude con uno stentoreo appello alla federazione di centrodestra, all’unità del suo versante politico, superando gelosie e protagonismi, il suo entourage farà sapere che a brevissimo incontrerà Silvio Berlusconi. Poco dopo le 18 la manifestazione si scioglie, “gli insetti, il latte di piselli, l’Hamburger senza carne se li mangino i burocrati di Bruxelles”, tutti a prenotare una carbonara per la sera.

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