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Cronaca

"Uno su dieci è asintomatico": tracciata la prima "mappa" di chi ha gli anticorpi In Lombardia

ANDREAS SOLARO via Getty Images
ANDREAS SOLARO via Getty Images 

Il dieci per cento di malati non ha presentato alcun sintomo, il venti per cento ha presentato solo un sintomo (non grave). Tradotto: due persone su dieci hanno avuto il coronavirus quasi senza rendersene conto. È questo ciò che attesta il primo studio epidemiologico italiano di grandi dimensioni, condotto da “Humanitas” su 4mila professionisti delle strutture lombarde del gruppo, che hanno sede in diverse zone della Regione. Lo scopo è quello di capire dove e come il virus sia circolato e se i dipendenti degli ospedali siano stati più esposti.

Come ricostruisce il Corriere della Sera, a Milano ha superato il virus il 6-9% dei dipendenti, a Bergamo si arriva al 43%.

Lo studio può contribuire a rivelare quale livello di «immunità di gregge» potrebbe essere stato raggiunto nelle diverse aree della Lombardia. Rispetto a una media del 15 per cento, si va dal 3 per cento di Humanitas medical care di Varese, al 43 per cento di Humanitas a Bergamo. Nelle strutture intorno a Milano la percentuale di chi ha avuto il coronavirus (sintomatico o no) si aggira tra il 6 e il 9 per cento, un dato di fatto in linea con tutte le altre indagini e le stime fatte fino ad oggi dagli epidemiologi, che fissano quella quota intorno al 10 per cento.

Secondo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University, il progetto ha rilevanza per il futuro.

«Il progetto non ha l’obiettivo di fornire la cosiddetta “patente immunitaria” perché allo stato attuale delle conoscenze nessuno può assicurare che una persona non si ammalerà, o riammalerà, di Covid-19 sulla base della presenza di anticorpi. In futuro sarà però possibile chiarire la relazione esistente fra i diversi livelli di anticorpi e la resistenza al virus, aiutandoci a definire la quantità di anticorpi necessaria per avere una protezione efficace. Inoltre, permetterà di capire quanto durano la risposta e la memoria immunologica e, quindi, l’eventuale protezione».

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