Cronaca

Dossier Msf: "Per la prima volta il governo italiano scrive che la Libia è un porto sicuro. Ma è esattamente il contrario"

La Onlus in un centro di detenzione libico: drammatiche condizioni dei migranti, malnutrizione allarmante. Chi vive là da tempo riceve un pasto ogni 2-3 giorni, chi è appena arrivato aspetta fino a 4 giorni prima di poter mangiare
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Centro di detenzione di Sabaa, Tripoli, uno dei tanti in cui in Libia sono recluse più di 650.000 migranti arrivati per provare a raggiungere l'Europa e rimasti bloccati nelle mani dei trafficanti dopo gli accordi con il governo libico che hanno ridotto del 94 per cento gli sbarchi in Italia.

Uno sconvolgente rapporto degli operatori di Medici senza frontiere, entrati in questo centro, conferma come le condizioni dei migranti detenuti siano drammatiche con allarmanti livelli di malnutrizione delle persone in carcere, un terzo delle quali sono minori: preoccupano soprattutto le condizioni dei tanti bambini. Gli operatori di Msf hanno scoperto 31 persone chiuse a chiave in una cella di 4 metri per 5 senza spazio per sdraiarsi, senza latrine, costrette ad urinare in bottiglie e secchi di plastica.

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"Un pasto ogni 2-3 giorni, minori a rischio"

I migranti che vivono in quell'inferno da tempo ricevono un pasto ogni 2-3 giorni, mentre i nuovi arrivi possono aspettare fino a 4 giorni prima di poter mangiare. Msf, che dal 21 febbraio ha iniziato una distribuzione di cibo d'emergenza, ribadisce ancora una volta il proprio appello perché le autorità libiche e la comunità internazionale affrontino immediatamente la situazione. "La Libia non è un porto sicuro e il fatto che le politiche europee consentano di riportare le persone soccorse in mare in queste disumane condizioni di detenzione, è del tutto immorale".


"Ciò che vediamo in questo singolo centro è sintomatico di un sistema incontrollato, ingiustificato e sconsiderato, che mette a serio rischio la vita di rifugiati e migranti" dice Karline Kleijer, responsabile per le emergenze di Msf. "Stiamo parlando di necessità di base che servono a supportare la vita umana. Se non riescono a fornire alle persone cibo, ripari e servizi essenziali in modo costante e adeguato, le autorità libiche devono immediatamente rilasciarle".


Msf diffonde il dossier a due giorni dalla firma della direttiva con la quale il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha dato disposizione ai vertici delle forze dell'ordine, della Marina e della Guardia costiera di impedire l'ingresso in acque italiane di navi umanitarie che hanno soccorso migranti in zona Sar non italiana non coordinandosi con le autorità competenti, una direttiva in cui per la prima volta l'Italia definisce i porti della Libia sicuri alla stessa stregua di quelli di Malta e Tunisia.

Msf: "Per Italia libia porto sicuro. Ma è il contrario"

"Per la prima volta in questi giorni il governo italiano ha scritto nero su bianco che la Libia rappresenta un porto sicuro. Ma le leggi internazionali e marittime, numerosi rapporti delle Nazioni Unite, e quanto testimoniano i nostri medici nei centri di detenzione, affermano esattamente il contrario" sottolinea Marco Bertotto, responsabile advocacy di Msf. "Serve al più presto un meccanismo europeo che rispetti il diritto internazionale, gli obblighi del soccorso in mare e soprattutto la dignità, i bisogni e la vita di chi fugge. Oggi l'unica soluzione offerta ai migranti dall'Europa e dall'Italia è la Libia, ma la Libia non può in alcun modo essere una soluzione".


MSF resta fermamente contraria alla detenzione arbitraria di rifugiati, migranti e richiedenti asilo in Libia, e denuncia ancora una volta le politiche degli Stati membri dell'UE che consentono il ritorno forzato di persone vulnerabili a condizioni degradanti e pericolose per la loro salute fisica e mentale.

Le richieste di Msf

MSF chiede alle autorità libiche e alla comunità internazionale di affrontare immediatamente la situazione in Libia, attraverso quattro azioni principali: garantire a tutte le persone detenute a Sabaa e negli altri centri di detenzione in Libia un'adeguata quantità di cibo per rispondere ai loro bisogni nutrizionali di base. Liberare dalla detenzione tutti i minori di 18 anni e fornire loro il supporto di cui hanno bisogno.

Sospendere i nuovi arrivi nel centro di Sabaa se non sarà possibile fornire cibo e spazio adeguato, garantendo il rilascio o il trasferimento delle persone attualmente detenute. Garantire che le condizioni nei centri di detenzione rispettino gli standard definiti a livello nazionale, regionale e internazionale.