Esteri

Libia, ecco il piano Onu per Berlino: “Prima consolidare la tregua, poi negoziato politico, nuove elezioni e nuovo governo"

 Khalifa Haftar (reuters)
"Basta interferenze e armi dall’estero, punire chi non rispetta l’embargo, fuori tutti i mercenari”, continua il documento che è raggruppato in 6 capitoli principali: tregua, embargo delle armi, ritorno al processo politico, riforme economiche e finanziarie, rispetto per i diritti umani e follow up
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TRIPOLI – È un documento lungo, complesso, importante. Frutto di un lavoro che la Germania e le Nazioni Unite con il sostegno dell’Italia, hanno fatto partire dopo l’incontro del 15 agosto 2019 fra la cancelliera Angela Merkel e l’inviato Onu in Libia Ghassan Salamè. Il summit di Berlino inizierà alle 13 di domenica: fino a quel momento - come sempre accade in questi vertici - ci saranno trattative su ogni singolo articolo, su ogni singola parola del testo.

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Il lavoro è pronto. Le “Conference conclusions” del summit di Berlino sono suddivise in 55 punti raggruppati in 6 capitoli principali. I capitoli sono “tregua”, “embargo delle armi”, “ritorno al processo politico”, “riforme economiche e finanziarie”, “rispetto per i diritti umani”. Infine “follow up”, come dar seguito agli impegni che verranno presi da presidenti e ministri convocati a Berlino.
 

Nel preambolo del documento di cui Repubblica ha una copia viene scritto che “l'odierno vertice di Berlino sulla Libia, su invito del cancelliere tedesco Merkel, ha riunito i governi di Algeria, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Russia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti d'America e alti rappresentanti di Onu, Unione africana, Unione europea e Lega degli Stati arabi”.
 
I partecipanti si impegnano a un “forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale e l'unità nazionale della Libia”. E scrivono che “soltanto un processo politico guidato dai libici e dei libici può porre fine al conflitto e portare a una pace duratura”.
 
Al punto 4 è scritto che il conflitto in Libia, le interferenze esterne, le divisioni istituzionali, la proliferazione di un gran numero di armi sono una minaccia alla pace e alla sicurezza, e creano terreno fertile per trafficanti, gruppi armati e organizzazioni terroristiche come Al Qaeda e Isis”. Inoltre, il conflitto “ha agevolato un'ondata destabilizzante di migrazioni illegali nella regione e un importante deterioramento della situazione umanitaria”.
 

Per questo al punto 6 i paesi firmatari “si impegnano ad astenersi da interferenze nel conflitto armato o negli affari interni della Libia e chiedono a tutti gli attori internazionali di fare lo stesso”. A questo scopo al punto 7 si riconosce il ruolo centrale delle Nazioni Unite”, e al punto 8 si sostiene “noi supportiamo pienamente gli sforzi dell’Unsmil e dell'inviato speciale Salamè per una soluzione pacifica della crisi”.
 
La Conferenza di Berlino accoglie con favore al punto 9 “la notevole riduzione della violenza in Libia dal 12 gennaio e dai negoziati intrapresi a Mosca il 14 gennaio, che mirano a favorire un cessate-il-fuoco”. A tal fine, si chiedono “passi credibili, verificabili e reciproci, a cominciare da una tregua attuata da tutte le parti”. In particolare, i partecipanti a Berlino richiedono “a tutte le parti coinvolte lo smantellamento dei gruppi di armati e delle milizie in conformità all'art.34 del Lpa (accordo politico sulla Libia, ndr) e in riferimento alle risoluzioni 2420 e 2486 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Lo scopo è giungere a una “cessazione generale e duratura delle ostilità, comprese le operazioni aeree sul territorio della Libia. Si chiede il ritiro delle armi pesanti, dell’artiglieria, dei mezzi aerei e il loro acquartieramento”.
 
Al punto 12 sul tema delle milizie, viene proposto “un completo processo di smobilitazione e disarmo, con la successiva integrazione del personale idoneo in istituzioni statali di natura civile, militare e di sicurezza”. Le Nazioni Unite dovranno assistere tale processo. A tal riguardo, Stati e organizzazioni internazionali riuniti a Berlino riaffermano il loro sostegno all’Unsmil, la missione dell’Onu in Libia. Le parti della conferenza di Berlino ribadiscono – punto 13 – “la necessità di combattere il terrorismo in Libia con tutti i mezzi in conformità alla Carta dell’Onu e al diritto internazionale, riconoscendo che sviluppo, sicurezza e diritti umani si rafforzano a vicenda e sono essenziali per un approccio efficace e completo al contrasto” alle organizzazioni terroristiche.
 
C’è poi un primo elemento importante al punto 16 quando si chiede al Consiglio di Sicurezza Onu di “imporre sanzioni appropriate a quelli che venissero scoperti ad essere in violazione degli accordi di cessate-il-fuoco”.

Embargo delle armi

I firmatari di Berlino si impegnano poi (punto 18) a “rispettare in maniera inequivocabile e completa l’embargo sulle armi stabilito dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a partire dalla 1970 del 2011. Allo stesso tempo viene rivolto un appello (punto 19) a tutti gli attori affinché si astengano da “attività che aggravano il conflitto o non sono conformi con l’embargo dell’Onu sulle armi o il cessate-il-fuoco, compresi il finanziamento di capacità militari o il reclutamento di mercenari”. Inoltre, deve cessare “ogni sostegno a individui e gruppi designati dall’Onu come terroristi”.
 

Processo politico

Se la tregua e poi il cessate-il-fuoco potranno reggere, si passerà al processo politico. Punto 25: “Noi sosteniamo il Libyan Political Agreement (firmato con l’Onu nel 2015, ndr) come il quadro in cui sviluppare una soluzione politica in Libia”. E qui c’è un primo passaggio delicato: “Chiediamo la creazione di un Consiglio presidenziale funzionante e di un singolo, unitario, inclusivo ed effettivo Governo nazionale libico approvato dalla House of representatives”. E il punto che annuncia la trasformazione del Consiglio presidenziale. L’Onu pensa a un Consiglio presidenziale unitario Ovest-Est con 3 membri, con sotto un primo ministro (che oggi non esiste) e un consiglio dei ministri.
 
Tra gli altri punti politici, al punto 31 c’è la richiesta “a tutte le parti libiche di impegnarsi ulteriormente e di sostenere gli sforzi di mediazione e riconciliazione tra le comunità locali del Fezzan (la regione desertica meridionale della Libia, ndr) per ricostruire il tessuto sociale in un’area a lungo negletta”.
 

Riforma del settore della sicurezza

Il tema delicatissimo è affrontato soltanto in 2 punti, ma poi sviluppato nei documenti alleati dell’Onu. Il punto 35 in cui si chiede “il ripristino del monopolio dello Stato sull'uso legittimo della forza”. Il punto 36 in cui si dice “sosteniamo la creazione di forze nazionali libiche di sicurezza, di polizia e militari sotto il controllo centrale della autorità civile, seguendo i lavori dei negoziati del Cairo”. Due punti in tutto, in cui viene però sottolineato un argomento decisivo: militari e poliziotti devono stare sotto l’autorità civile. Non il contrario. Sembra poco, ma se verrà confermato sarà una indicazione decisiva.
 

Riforme economiche e finanziarie

Il documento DI Berlino passa poi al punto 37 al tema delle riforme economiche, ricordando che è “della massima importanza ripristinare, rispettare e salvaguardare l'integrità, l'unità e la legittima governance di tutte le istituzioni sovrane libiche, in particolare la Banca centrale della Libia (Cbl), Libya Investment Authority (Lia), National Oil Corporation (Noc), Audit Bureau (Aa)”, i cui consigli di amministrazione “dovrebbero essere inclusivi, rappresentativi e attivi”.
 
Altro passaggio strategico al punto 39: “Sottolineiamo che la National Oil Corporation (l’ente petrolifero di Stato libico, ndr) è la sola azienda petrolifera indipendente e legittima in linea con le risoluzioni Onu 2259 e 2441. Chiediamo alle parti di continuare a garantire la sicurezza delle installazioni petrolifere (…) e respingiamo qualsiasi tentativo di danneggiare l'infrastruttura petrolifera libica, qualsiasi sfruttamento illecito delle sue risorse energetiche, che appartengono al popolo libico, attraverso la vendita o l'acquisto di greggio libico e derivati al di fuori del controllo del Noc e chiediamo una distribuzione trasparente ed equa del petrolio ricavi”.
 
La cronaca delle ultime ore dice che alcune milizie legate ad Haftar starebbero iniziando a minacciare di bloccare proprio le installazioni petrolifere che fino ad ora avevano controllato a distanza.
 

Rispetto diritti umani

Il penultimo capitolo del documento è dedicato al “rispetto del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani”. Si chiede si chiede di “proteggere i civili e le infrastrutture civili, inclusi gli aeroporti”, nonché di consentire l’accesso della popolazione civile (“inclusi i migranti, i rifugiati, i richiedenti asilo e i prigionieri”) alle cure mediche. Si chiede un censimento della popolazione carceraria, la fine delle pratiche per la detenzione arbitraria e soprattutto che “i responsabili delle violazioni delle legge internazionali siano ritenuti responsabili”. 

Per quanto riguarda le migrazioni illegali, il punto 46 chiede di “cessare con le detenzioni abusive, e procedere alla chiusura graduale dei centri di detenzione per migranti, adeguando la legge libica alla legge internazionale e agli standard e principi riconosciuti internazionalmente”.
 

Follow up 

Il capitolo finale, quello dei seguiti da dare al summit di Berlino, prevede un punto assolutamente decisivo. È il punto 52 che prevede di esprimere “pieno supporto al documento operativo di queste conclusioni redatto dal Rappresentante Speciale del Segretario Onu in Libia (Salamè, ndr)”. Unsmil ha già un suo action plan e vuole tornare a giocare un ruolo centrale. Russia e Turchia, che hanno condotto i giochi in Libia in questi ultimi mesi, potrebbero vedere come un intralcio il ritorno in forze dell’Onu. Ma è inevitabile. E per provare a far ritornare al negoziato tutti gli attori in gioco questa sarebbe l’unica soluzione.